
Vincitore del Sundance e presentato al Noir Film Festival, THE BELIEVER
è un film di fronte al quale è difficile rimanere indifferenti.
Non tanto perché la vicenda solleva importanti questioni come l'intolleranza,
la fede, l'antisemitismo, alternando scene di violenza con dissertazioni
sull'idea di dio e sulle norme religiose, ma quanto perché la sua
ibrida e talvolta informe natura colpisce l'occhio e il cervello cercando
di rimanervi aggrappato.
Il giovane ebreo di New York Danny Balint (Ryan Gosling) rifiuta le sue
origini e si arruola in un gruppo di nazi skin con l'obbiettivo di "uccidere
qualche ebreo". La conoscenza delle regole religiose (vediamo in
alcuni flash back, Danny da bambino in una scuola ebrea) e del Thora lo
porta a distinguersi tra i suoi compagni. Il protagonista inizia così
una scalata tra le file dei leader dell'estrema destra newyorkese. La
sua gola sputa odio ed antisemitismo senza riserve e cerca, allo stesso
tempo, di far luce sulle ragioni per cui un uomo possa scegliere la strada
dell'intolleranza. "Perché si odiano gli ebrei? Semplicemente
perché esistono! Perché sono ebrei!" ripete più
volte Danny. E' questa la rabbia che guida quotidianamente il suo percorso
di violenza. Proprio in tale sconcertante infondatezza possiamo rintracciare
una pista per avvicinarci ad un personaggio così ambiguo. Divisa
in due emisferi inconciliabili, la personalità del giovane nazista
è votata fin dall'inizio ad un destino di autodistruzione insinuando
così, nello spettatore, il sospetto che tale dualità possa
avere radici psicologiche piuttosto che sociali o storiche. Danny malmena
e molesta gli ebrei in maniera assolutamente cosciente (e ciò lo
differenzia dai suoi compagni naziskin, che vengono rappresentati come
meri recipienti colmi d'odio perché assolutamente vuoti di qualsiasi
cultura o ideale). Picchia perché vuole provocare, studiare, assorbire
le reazioni (sempre non violente) delle vittime. Danny usa la violenza
come personale strumento di conoscenza, per tentare di carpire la sua
vera natura e le ragioni che lo rendono così diverso dagli altri
ebrei. Tentativi che di consueto lo lasciano irrimediabilmente deluso
ed irrisolto. Ancor prima che razzista e antisemita, dunque, Danny ci
appare come uno schizofrenico, un dissociato alla ricerca di un posto
dove vivere ("Tu preghi dove non devi pregare!" dice un'amica
d'infanzia a Danny) e soprattutto di un dio da venerare. Danny, con le
sue scelte, percorre una personale e compulsiva ricerca di fede (il titolo
del film ne è un concreto segnale), della quale si sente drammaticamente
sprovvisto. "Uccidi il tuo nemico!" afferma Danny, ed il regista
sceglie, una volta per tutte, di mostrarci il volto del nemico in una
sequenza in cui viene ricostruito il racconto di un infanticidio commesso
da una guardia nazista. Nella scena Danny si immagina vestire i panni
dell'omicida e contemporaneamente del padre della piccola vittima, e lottare
con se stesso in un estenuante corpo a corpo. Metaforicamente, ed in modo
abbastanza retorico, la scena vuole esplicitare la battaglia interna che
il ragazzo ha dovuto sempre sostenere con la sua psiche e con la realtà
da lui vissuta. Ed è qui che forse risiede la debolezza del film.
Da dove provenga e dove sia maturata la conflittuale personalità
di Danny, questo non ci è dato di sapere. Alberga forse nelle dottrine
religiose imposte al ragazzo da bambino, o forse nel profetico nomadismo
che l'ebreo porta sempre con sé? Difficile capire se questa è
una strada battuta coscientemente dal regista o se sia il frutto di una
sceneggiatura (che Bean ha scritto insieme a Mark Jacobson) talvolta confusa
e lacunosa. La pellicola vive nel volto teso ad asciutto del bravissimo
Ryan Gosling (già visto nelle serie tv Young Hercules e Breaker
High) che riesce a rendere assolutamente credibile l'ancestrale conflitto
psicologico che colpisce Danny. Grazie alla sua carica interpretativa
Gosling trasporta il personaggio fuori dai binari che uno script forse
difettoso gli avrebbe affidato e, piuttosto che un antisemita convinto,
si può guardare così il personaggio come una sorta di Hannibal
The Cannibal perso nell'accecante luce di dio.
Voto: 23/30
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