
Dopo il famigerato "Tempo delle mele", che imperversava facendo
più danni della mononucleosi, dovevamo aspettarci anche un "Tempo
dei pomodori in conserva". Il film d'esordio di Kate Woods prende
spunto da "Looking for Alibrandi", romanzo d Melina Marchetta,
scrittrice australiana di chiare origini italiche, best seller e bildungsroman
fondamentale per ogni adolescente della terra dei canguri. Sullo schermo,
in un paio di (invero piacevoli) ore si condensano le vicende di tre generazioni
di donne di una famiglia (Alibrandi, appunto) di immigrati nella "Little
Sicily" di Sidney. Tutto è raccontato con voce off dall'ultima,
Josie (intrepretata dalla deliziosa Pia Miranda), alle prese con l'epocale
confronto con i coetanei e le coetanee in un esclusivissimo liceo (ed
annesse regole sociali) che frequenta da disincantata borsista, e con
l'eterno, invece, conflitto con la storia familiare e le sue connessioni
con la ben più rigida comunità italiana. Una maledizione
sembra infatti gravare sul matriarcato Alibrandi. Nessuna delle tre sembra
riesca o sia riuscita o riuscirà mai ad avere un rapporto con un
maschietto che risulti accettabile per la società e soddisfacente
per se stesse: diciamo che la nonna (la sicilianissima Elena Cotta) cela
un segreto sul nonno che ha cacciato la mamma (Greta Scacchi) di casa
a 17 anni perchè incinta di Josie che non ha mai conosciuto il
padre. Cosa può succedere se la nostra cara reietta narratrice
un giorno apre la porta e si trova di fronte il papà? Di fronte
a questa "prova del fuoco" vengono allora più o meno
sommessamente a galla una serie di sorprese e di svolte nella vita di
Josie, e di tutta famiglia. Così la moretta rocchettara, che non
desiderava altro che fuggire dalle scoppole, dai pitali sotto il letto,
dalle tavolate parentali, imparerà pian piano a trarre forza dal
rapporto con le donne dalle altre due generazioni precedenti, scoprendo
che anche loro si portano dentro, e da molto più tempo, incoffessate
incertezze ed enormi rimorsi. La solidarietà femminile, alla fine,
vincerà. Questo film ha sicuramente il pregio di saperci raccontare
in maniera dolceamara il mondo a parte dei nostri concittadini a testa
in giù, con occhi di donne, mai compiaciuto e senza cadere nel
bozzettismo del "moltopittoresco". La regia è solida
ed insieme fresca: tutto sta a chiedere dal film esattamente quello che
in realtà è, ossia una ottima commedia adolescenziale (e
non è certo una parolaccia) "very cool" con stacchetti
di montaggio accattivanti e musiche del più trendy post-grunge.
La regista, ce la fa piacere con sensibilità tutta femmile e con
tre interpreti eccezionali (ma non scordiamoci anche l'ottimo Lapaglia,
nella parte del ritrovato papà di Josie) che sostengono solidamente
le parti in una storia che fila tranquilla, passando dalla commedia al
dramma senza strappi, un po' come fa la vita.
Voto: 26/30
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