Nuovo capitolo della saga zombi più celebre della storia del cinema:
George Romero alza il tiro, e questa volta i non-morti si sono diffusi
pressoché ovunque; gli unici superstiti vivono arroccati all’interno
della città, confinati per le strade dall’élite dei ricconi che
all’interno di uno sfarzoso palazzo si illudono di poter godere degli
antichi fasti. A procurare il cibo per i vivi ci pensa la squadra di
Riley (Simon Baker), capitano del Dead Reckoning, un automezzo blindato
dotato di un potente arsenale con cui è possibile avventurarsi nelle
campagne ed uscirne (quasi sempre) illesi.
Ma dalle ultime incursioni emerge un particolare inquietante: gli zombi
si stanno evolvendo. Guidati da un (ex) benzinaio di colore,
particolarmente sveglio e determinato per avere il cervello in
decomposizione, alcuni di essi stanno infatti imparando ad utilizzare
utensili e ad aggirare gli ostacoli. C’è di più: mostrano addirittura di
conservare una seppur vaga memoria della loro vita passata - non per
niente il capo zombi viene avvistato mentre armeggia nei pressi di una
pompa di benzina. Quest’ultimo - dettaglio in un certo senso più
inquietante - mostra addirittura un fondo di “umanità” nei confronti dei
suoi fratelli non morti.
La situazione si complica quando Cholo (John Leguizamo) - secondo in
armi del Dead Reckoning - deluso per i continui rifiuti di Kaufman (Deenis
Hopper) -il magnate a capo della città - di lasciarlo entrare a far
parte della cerchia dei privilegiati, decide di ammutinarsi e di
prendere in consegna il blindato, unica fonte di sostentamento della
città nonché pericolosa macchina da guerra. Il compito di recuperare il
mezzo toccherà ovviamente a Riley, affiancato dal suo fedele braccio
destro Charlie (Robert Joy), lievemente ritardato e sfregiato da un
incendio, ma dotato di una mira formidabile, e da Slack (Asia Argento),
prostituta da lui salvata poco prima da un locale in cui la gente
viene data in pasto agli zombi per il divertimento del pubblico (in
mancanza di panem da dare alla popolazione, Kaufman punta con
decisione sul circensem).
In LAND OF THE DEAD Romero offre ironia e gore (sebbene abbiano
qualche reminescenza del proprio passato, è evidente che le regole del
galateo a tavola gli zombi proprio non le conoscono) in una giusta
miscela, puntando magari su attori che non si distinguono più di tanto
fra i morti viventi (ma tant’è, all’economia del film non sembra
necessario più di così), riuscendo però a confezionare uno zombie
movie ligio ai canoni di genere ma con un pedigree che lo
innalza al di sopra della media. Peccato soltanto che il finale appaia
eccessivamente affrettato, lasciando così qualche perplessità allo
spettatore nell’abbandonare la sala.
Ciò che però risalta maggiormente di quest’opera, è il suo imponente
lavoro di critica sociale, caratteristica del resto propria di molti
film di Romero a partire da LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI. Quello che ne
emerge è lo scenario prossimo venturo di una società occidentale (il
riferimento è in particolare, ovviamente, agli Stati Uniti) formata da
una esigua élite sempre più barricata dietro ai suoi privilegi, da un
secondo strato di popolazione che vive appena al di sopra della soglia
di sopravvivenza, pronto alla prima tensione a dare sfogo al proprio
malcontento, e da un Terzo Mondo di “zombi” che premono alle porte,
spinti dalla fame.
Ciò che risulta impressionante, in LAND OF THE DEAD, è che spesso gli
stessi uomini si dimostrano meno umani dei non-morti (tanto da gettare
la gente in pasto alla morte per puro divertimento), tantopiù che spesso
essi agiscono per pura cupidigia o ambizione, mentre gli zombi sono
guidati nelle loro azioni, come già detto, solo dalla fame: assistendo
ai gesti di compassione del capo-zombi nei confronti dei suoi simili,
non possiamo che rimanere ancor più sconcertati.
Ciò che Romero ci suggerisce, inoltre, è che questa situazione non può
reggere a lungo: il Terzo Mondo Zombi è sempre più numeroso, prima o poi
sarà in grado di organizzarsi, e allora per l’esigua casta di
privilegiati sarà difficile reggere l’impatto di una tale forza d’urto.
Voto: 26/30
29:06:2005 |