kinematrix intervista

Cosimo Terlizzi
regista de L'UOMO DOPPIO

di Azzurra SOTTOSANTI

 

29/30

 

recensione I Cosimo Terlizzi I L'Uomo Doppio

Sabato 13 aprile 2013 L’UOMO DOPPIO sarà presentato a Lecce in occasione del FESTIVAL DEL CINEMA EUROPEO

KINEMATRIX Ciao Cosimo. Vorrei innanzitutto rinnovarti i miei complimenti per il film e ringraziarti per esserti reso disponibile a quest’intervista. 
La mia prima domanda per te è la seguente: durante l’incontro per la presentazione de L’UOMO DOPPIO al Nuovo Cinema Aquila di Roma hai affermato che la scelta di utilizzare diverse tecnologie di produzione dell’immagine fosse legata al desiderio di ottenere un maggiore effetto di realismo. In un’altra recente intervista hai sottolineato che la scelta di ricorrere a strumenti low-fi, se da un lato non soddisfa pienamente la tua voglia di perfezione, dall’altro soddisfa abbondantemente il bisogno di senso. Ti va di spiegarci meglio i motivi di questa preferenza?               

COSIMO TERLIZZI In alcuni casi estetizzare lo stato d’animo può significare cristallizzarlo talmente tanto da farlo morire. La vita segue flussi rettilinei e tortuosi e il mezzo di rappresentazione non può tradire a lungo lo sguardo. Dunque sperare che lo spettatore non s’accorga del mezzo e dei virtuosismi dell’opera sarà presto una pretesa insopportabile. Siamo in un periodo d’assuefazione dell’immagine. Nei mass media si è giunti a provare dosi più forti di spettacolarizzazione e accadimenti pur di fare audience. Il Cinema, per come l’abbiamo vissuto in questi ultimi trent’anni, si comporta come un animale in pericolo di vita. Si dimena per sopravvivere e nello stesso tempo affonda sempre di più. Cosa fa grande il cinema? Abbiamo compreso, in questo secolo, che eccedere nei virtuosismi in un’opera può affossarne il senso. Si è raggiunta una tale perfezione nella messa in scena e una tale facilità d’utilizzo dei mezzi a discapito della necessità dell’opera in sé, della sua verità. È come morire di vanità. Dunque bisogna, probabilmente, puntare verso la scomparsa del mezzo o il superamento del mezzo stesso; per ritrovarci improvvisamente come spettatori dentro l’opera senza renderci conto degli scalini fatti. Il mio processo di creazione contempla questo inganno, a doppia lam
a.        

Come tu stesso hai affermato, la contemporaneità è il luogo privilegiato della frammentarietà (sto parafrasando). Solo passando attraverso il frammento si può giungere al senso, che tuttavia non è mai univoco, ma è uno dei tanti sensi possibili. Immagino che le tue scelte formali e registiche abbiano a che fare anche con questa consapevolezza.             

Questo bombardamento di vite e di possibilità attraenti, ma anche di tragedie continue, porta ad una saturazione tale delle informazioni che ci tocca estrarre frammenti. Il frammento non è altro che il fermo immagine del caos. Il regista è anche colui che si trova a scegliere un frammento anziché un altro. Qualsiasi pezzo estratto da una vita, per quanto possa avere una forma improbabile, s’incastra perfettamente nella sua posizione, in mezzo ad altri frammenti. Penso al puzzle. Un aspetto interessante è che anche il frammento ha in sé, l’eco del mondo da cui è stato tratto, possiamo coglierne i moti anche se appena abbozzati.

Un’altra importante metafora all’interno del tuo film è quella del viaggio, da sempre paradigma di cambiamento ed esperienza autentica. Ne L’UOMO DOPPIO anche il viaggio sembra essere doppio: viaggio reale e simbolico, esterno e interiore. Uno strumento attraverso il quale riprendere contatto con la realtà, un incentivo all’elaborazione del lutto, al
la rielaborazione emotiva di significati e vissuti. È così?   

Infatti, il viaggio è come il nostro approccio con la lettura di un libro. Conosciamo il mondo quando decidiamo di metterci in cammino, di farlo muovere. Il libro è sempre lì, a portata di mano, se non lo si sfoglia ci tocca solo contemplarlo. Una volta aperto si mette in moto, le parole scorrono e costruiscono immagini, che sono poi le nostre esperienze con il mondo, rielaborate e adattate. L'immaginazione non è uno stato mentale: è l'esistenza umana stessa scriveva William Blake. Il viaggio ne L’UOMO DOPPIO è un’esperienza reale, costruita giorno per giorno. Ho individuato due livelli in questo percorso, l’esperienza tattile e la rielaborazione intellettuale.   

A proposito del lavoro sul corpo, a me sembra che più che sul corpo il tuo sia un lavoro sulla carne, così come la intendeva il filosofo Merleau-Ponty, ossia come “carne del mondo”, spazio intermedio tra il dato e il senso. Tra le cose e il mondo c’è un rapporto carnale, dunque reversibile. C’è uno spessore di carne tra il vedente e la cosa, attraverso il quale essi comunicano, che è costituito dalla visibilità propria della cosa e dalla corporeità del vedente. A me pare che il tuo lavoro sia basato su questo, sull’esplorazione di questo spazio di reversibilità in cui le cose ti (ci) ri-guardano, poiché tu (e noi attraverso di te) le ri-guardi. Che cosa ne pensi di questa suggestione?             

Penso che questa tua suggestione sia giustissima. E ti ringrazio. Il mio è un viaggio nel cuore della materia e per materia intendo anche la carne, la mia. Partire da qui, da me. Per quanto possa ad un primo livello apparire autoreferenziale, in realtà è una dichiarazione di onestà dello sguardo.
L’idea di “carne del mondo” è molto interessante. In fondo mai come in questi anni ci stiamo rendendo conto che il nostro pianeta è molto più vicino a noi di quanto si pensi. L’umanità è come un unico corpo/carne sullo scheletro del mondo. Forse questa è una mia azzardata interpretazion
e.


Tra le tante cose che mi hanno colpito del tuo film c’è la grande evocatività delle immagini. Che cosa puoi dirci, in generale, dei tuoi maestri ispiratori? Con quali artisti, scrittori, registi ti sei formato? Chi ha nutrito il tuo universo iconico, il tuo immaginario visivo?         

La storia dell’arte mi ha nutrito e il ritornarci su mille volte. Vorrei puntare sul quel tipo di evocatività, ma con tutte le complicazioni dei nostri giorni. Lotto, Caravaggio, Goya, Blake, Rimbaud, Pasolini
.

Parliamo delle tue fotografie: come scegli i set per le tue immagini? C’è una prima fase in cui scatti - diciamo così - delle fotografie mentali? Immagini delle situazioni evocative e poi procedi alla creazione del set o lo componi sul momento?        

Come ho documentato ne L’UOMO DOPPIO, la creazione delle mie opere fotografiche parte dall’elaborazione intellettuale del vissuto. Individuo una forma che possa diventare rappresentativa del processo avvenuto o in att
o.

Qual è il tuo rapporto con la religione?    

Cerco di filtrarla, di depurarla da tutto ciò che mi sembra dettato dall’ignoranza o dalle paure di chi si è trovato ad interpretarla o ad esercitarla. Ma, tolte le incrostature, l’obiettivo è molto interessante, in fondo ogni religione punta all’equilibrio con il vuot
o.       

Com’è avvenuto l’incontro con Scamarcio, Golino, Prestieri e la Buena Onda?     

L’intesa con Riccardo e la Buena Onda è avvenuta quando ci siamo resi conto che potevamo unire le forze con fiducia, una sorta di unione civile tra il cinema mainstream e quello di nicchia. L’idea era di unire le esperienze per cercare un punto in comune su cui lavorare. Il punto in comune è la passione verso il cinema come arte total
e.  

Come mai hai scelto di trasferirti in Svizzera?       

Sono qui per amore, una scelta d’amore. Non ho lasciato l’Italia per questioni lavorative, certo la politica ha favorito l’abbandono. Qui vivo in una bolla, aria pulita, mi carico, poi, superate le Alpi, combatto a colpi d’arte e spero di colpire nel cuor
e.
        

Stai lavorando a qualcosa in questo momento?   

Sono alle prese con la stesura di un soggetto, m’impegna da molti mesi ormai. Spero di riuscire a concluderlo presto. Nel frattempo sto preparando una performance da fare in una stalla di mucche a Bergamo, in collaborazione con Traffic Gallery, un’azione che sviluppa l’idea di Derrida su
L’animale che dunque sono” .     

Ti rivedremo presto a Roma?        

Presto in alcune sal
e
.

Roma-La Chaux-de-Fonds, 10 aprile 2013

L'UOMO DOPPIO

Una produzione Buena Onda con Damien Modolo, Cosimo Terlizzi, Barbara Modugno, Christian Rainer, William Ranieri, Roberto Ratti, Paolo Romagnoli, Sissi e con la partecipazione di Sara Sartori, Federica Scarnati, Antonio Anuk, Jo Sinclair
soggetto e sceneggiatura Cosimo Terlizzi I musica Melampus, Christian Rainer I supervisione alla fotografia Federico Annicchiarico I montaggio Cosimo Terlizzi I montaggio del suono e mixage Massimo Carozzi I assistente alla regia Damien Modolo I delegato di produzione Ines Vasiljevic
prodotto
da Riccardo Scamarcio, Viola Prestieri, Valeria Golino I un ringraziamento particolare a Traffic Gallery, Nadine Brussel, in House, Giovanni Aloi, Nicolas Coulomb, Diego Fontecilla, Valentina Pellitteri, Pierfrancesco Uva

L'uomo doppio
Italia 2012, 67'
DUI: N/A

Documentario