“Pensa a Romeo e Giulietta.”
“Mamma, quello era il Medioevo!”
“Questo è il Medioevo!”
Inserendosi placidamente nella lunga tradizione di fidanzati scomodi,
inaugurata ai tempi di INDOVINA CHI VIENE A CENA? e forse anche prima,
IL MIO NUOVO STRANO FIDANZATO – prima opera cinematografica della coppia
registico-familiare formata da Teresa De Pelegrì e Dominic Harari -
tenta di riattualizzare il filone immergendo la vicenda in un bagno di
attualità sociopolitica. A essere passato sotto il torchio della
presentazione ai parenti è infatti questa volta un palestinese residente
in Spagna, che viene presentato dalla fidanzata israeliana alla sua
famiglia di ebrei liberal ma non troppo, con conseguenti tensioni
culturali pronte a scoppiare da un momento all’altro (“E vostro figlio?”
dice la mamma in preda all’apprensione a Leni, la figlia prediletta, “si
farà saltare in aria da solo?”).
Nonostante gli sforzi iniziali da entrambe le parti, il rapporto fra il
povero Rafi e la bizzarra famiglia di Leni – formata dalla mamma
nevrotica, la sorella di facili costumi con figlioletta a carico, il
fratello ebreo ultraortodosso, il nonno cieco che ha combattuto
qualunque guerra israeliana possibile facendo pure fuori un bel po’ di
arabi - si rivela immediatamente problematico. Tanto più dal momento in
cui Rafi fa scivolare dalla finestra il minestrone surgelato di mamma
Gloria, colpendo forse a morte un uomo che parrebbe proprio essere il
padre della fidanzata. Tentando goffamente di rimanere impassibile
nonostante l’accaduto, complice la stessa Leni, il professore
palestinese non farà altro che acuire le perplessità della famiglia di
lei, e in breve la situazione diventerà esplosiva, portando allo
scoperto le sotterranee tensioni di una famiglia non propriamente
normale.
Tutto quanto rigorosamente rimanendo nell’ambito della commedia, con un
susseguirsi di situazioni grottesche e al limite del surreale, chiassose
alla maniera degli spagnoli, rese piacevoli dalla recitazione
giustamente sopra le righe di un cast attoriale abile nel riproporre i
tratti esagerati dei componenti della famiglia Dalinsky: Gloria, la
madre ebrea iperprotettiva (e in questo caso pure sessualmente
frustrata); Leni, figlia fin troppo perfetta e sensibile; Tania,
esuberante danzatrice del ventre invidiosa della sorella; David,
adolescente in crisi mistica; nonno Dudu, che nonostante la propria
cecità non rinuncia a giocare coi coltelli; Paula, figlia di Tania,
presa fra i due fuochi di una mamma sconclusionata e di uno zio che
tenta di infonderle sin da piccola la fede religiosa. E poi ovviamente
c’è Rafi, la vittima sacrificale della serata, insegnante di letteratura
araba succube di una fidanzata fin troppo decisa per il suo carattere
mite.
IL MIO NUOVO STRANO FIDANZATO non aggiunge nulla di nuovo a tante
commedie già viste, e per la tematica trattata (il rapporto
isrealiani-palestinesi) non può concedersi troppi colpi di coda nel
finale, ma risulta comunque gradevole sia per la sceneggiatura ben
congegnata, sia per le trovate graziose, sia per la già citata simpatia
del cast.
E al di là degli ovvi moralismi riguardo la necessità del rispetto sia
intra che extrafamiliare, almeno un dubbio ci aiuta a risolverlo: la
Palestina non è né degli ebrei, né dei palestinesi, bensì dei cananei…
Voto: 24/30
17:04:2005 |