
Dopo essere rimasto vedovo ed aver perso ogni cosa a causa di un incendio
che ha distrutto l'abitazione in cui viveva, il professor Arthur Kriticos
tira avanti come può insieme ai figli Kathy e Bobby, tra le difficoltà
quotidiane e i debitori che gli stanno addosso. Alla inaspettata morte
dello zio Cyrus - eccentrico miliardario con l'hobby di cacciare spettri
per poi imprigionarli in misteriosi loculi di vetro - Arthur ne eredita
la stravagante e sfarzosa villa di vetro e metallo. A questo punto sembra
che la sorte stia girando nella giusta direzione ma la pacchia purtroppo
durerà poco. Durante un sopraluogo alla nuova dimora infatti, i Kriticos
faranno la conoscenza delle dodici entità demoniache che lo zio vi aveva
imprigionato per realizzare il suo oscuro disegno nel tentativo di impossessarsi
dell'onnipotenza. L'unica possibilità di salvezza per il gruppo è legata
ad una stanza della villa chiamata l'Ocularis al cui centro si
trova una riproduzione del cosiddetto zodiaco nero, una arcana
configurazione di simboli spiritici che per giungere a compimento necessita
di un tredicesimo spettro, generato però da un sacrificio umano. Ufficialmente
è il remake di 13GHOSTS, un b-movie diretto nel 1960 dal "Re dei Gimmiks"
William Castle, di cui riprende lo spunto iniziale della casa ereditata
e la trovata degli occhiali che consentono a chi li indossa di vedere
i fantasmi. Il film di Steve Beck non si perde molto in preliminari, nel
giro di dieci minuti ci presenta tutti i bizzarri personaggi coinvolti
nella vicenda (tra cui, oltre alla famiglia Kriticos, un bislacco
sensitivo e una ragazza che si batte per i diritti dei fantasmi,...) e
poi li cala all'interno della villa infestata dalle malefiche entità secondo
gli schemi ben collaudati del genere. Il resto è di prammatica: le vittime
predestinate che fanno una brutta fine, una adeguata dose di macelleria,
le immancabili citazioni e/o scopiazzature (che arraffano da mezza storia
del cinema horror: ZOMBI, SHINING, HELLRAISER, THE CELL), la resa dei
conti finale; il tutto poi è aggiornato alla attuale frenesia "videoclip"
del montaggio che espone la mostruosità in lampi accelerati ma con immagini
nitide grazie alle moderne tecniche di ripresa e alla tecnologia digitale.
Una recitazione sciatta e i dialoghi banalmente televisivi - cosa abbastanza
prevedibile in questo tipo di prodotti - chiudono il cerchio. La squadra
dei dodici terribili spettri in quanto a potenziale orrorifico ha poco
da invidiare ai cenobiti di Clive Barker ma il cardine del film
è, tanto per cambiare, la futuristica villa in cui i protagonisti rimangono
imprigionati e il cui arredamento - un improbabile mix di tecnologia,
art decó e art nouveau - costituisce l'unico vero
sforzo di fantasia fatto dagli autori. Pare che l'ispirazione sia arrivata
dopo una visita al New York Science Museum con la sua curiosa architettura
in vetro. Nella villa del film tutte pareti di cristallo infrangibile
sono mobili e connesse ad un complesso sistema di ruote dentate e congegni
meccanici che ne regolano il movimento e permettono di modificare
la configurazione interna della struttura in svariate possibilità. Una
vera trappola di acciaio e cristallo che ha il suo fulcro nell'Ocularis
e che riesce a generare una interessante - anche se non originalissima - inquietudine
claustrofobica. Rispetto ai tempi del film di Castle - abbiamo avuto l'occasione
di vederlo di recente al Festival della Fantascienza di Trieste, che al
regista americano ha dedicato una retrospettiva curata da Alberto Farassino
- tante cose sono cambiate, a cominciare dalle esigenze e dalle modalità
di fruizione del pubblico nei confronti di questo genere di film. Castle
cercava - con pochi soldi, molta ironia e un pizzico di sregolata ingenuità
- di far saltare gli spettatori sulla sedia con tutte le trovate possibili,
con risultati che oggi possono far sorridere ma che al tempo andavano
spesso a segno. Oggi, i due produttori e vere menti dell'operazione Joel
Silver e Robert Zemekis - si capisce che Steve Beck è soltanto un
esecutore - sono tutto fuorché ingenui e hanno voluto confezionare un
prodotto senza pretese tarato per l'odierno spettatore potenziale: il
teen-ager che va al cinema per divertirsi e trascorrere il sabato
pomeriggio e l'appassionato più grandicello, nostalgico di un genere su
cui Hollywood, salvo rare eccezioni, non investe più.
Voto: 22/30
|