lo spazio bianco

di Francesca Comencini

con  Margherita Buy, Giovanni Ludeno

Altri interpreti Gaetano Bruno, Antonia Truppo

di Anna FERRENTINO

 

27/30

 

Maria, una professoressa, si trasferisce a Napoli per insegnare alle scuole serali ad un gruppo di signori ultra trentenni; ormai circa quarantenne, non pensava più di potersi innamorare e soprattutto di restare incinta. Alle prese con una gravidanza prematura, vive nell’incertezza che sua figlia nasca o muoia ed è costretta ad affrontare tutto da sola, con tutte le sue ansie, le sue paure e suoi dubbi di madre per l’atteso cambiamento. Un’ attesa che conduce Maria ad isolarsi nel suo mondo sottraendosi dagli amici, dai suoi alunni, passando ore e ore a guardare la figlia nell’incubatrice, chiudendosi in uno spazio privo di certezze e di risposte. 

 

Ancora una volta lo sguardo di Francesca Comencini si posa sul mondo femminile. Questa volta scruta nell’animo di una donna, di una madre alla ricerca di un respiro in più per poter sostenere la vita della figlia. Già in passato il suo cinema si occupava della realtà del mondo femminile, ma questa volta Lo spazio bianco” vuole essere un film che abbraccia tutti gli aspetti sottili del mondo materno.

Per la prima volta diretta dalla Comencini, vediamo l’affascinante Margherita Buy nel ruolo di Maria, una madre alle prese con una gravidanza difficile.

Il film è un riadattamento dell’opera di Valeria Parrella, una scrittrice napoletana che si cimenta nella scoperta di un universo femminile poco raccontato.

Il passaggio dal libro al film “non è stato facile, è stata una vera e propria scommessa” dice la Comencini; nello sviluppare al meglio la sceneggiatura si è avvalsa dell’aiuto della sceneggiatrice Federica Pontremoli, mantenendo la scrittura ellittica della Parrella, elaborando molto i dialoghi, diversamente dal libro, tralasciando tutti i passaggi che riportano il personaggio principale nel passato e concentrandosi sul suo presente.

Maria ha una soluzione per la sua vita infelice: è quella di nutrire i suoi sogni e cercare un po’ di felicità all’interno di una sala cinematografica, ed è proprio in quel luogo che incontra l’uomo che le cambierà la vita. Dalle prime sequenze, veniamo condotti subito nell’universo intimo della coppia, ma fin dall’inizio il rapporto con gli uomini è messo a dura prova: in alcuni momenti gli uomini sembrano quasi da contorno, in altri momenti invece sono sostegno per la sua sopravvivenza, come lo è Fabrizio, il suo migliore amico (Giovanni Ludeno, gia noto nel teatro ma al suo esordio cinematografico), che la spingerà a tornare a scuola e a recuperare il sorriso.

Maria ormai trascorreva ore e ore nell’attesa di un cambiamento, di una risposta, di una certezza per il domani, un contatto materno che la sottraeva da quello spazio bianco dove era caduta; e quando Maria si rinchiude nell’attesa, Fabrizio cerca di avvicinarla di nuovo ai suoi alunni che avevano molto bisogno di lei.

Durante l’intervista, dice la Comencini “Non ho voluto realizzare un film per sottovalutare gli uomini o disfare le coppie o solo sull’amore, ma per esaltare sopratutto il sentimento di amicizia fra un uomo e una donna”.

Maria è pervasa da un senso di abbandono, e quando nessuno può darle risposte, né tanto meno la scienza può aiutarla, sarà proprio nell’amicizia che troverà le risposte… Oltre all’amicizia cerca forza anche nel suo istinto materno, scontrandosi con delle giovani madri napoletane che con il loro umorismo, ma allo stesso tempo le loro debolezze, si rendono agli occhi di Maria come delle fanciulle da proteggere.

La Comencini per questo lavoro, diversamente dai suoi film precedenti, adopera uno stile di regia molto ricercato, un susseguirsi di movimenti di macchina, con molte carrellate, un utilizzo di grandangoli che penetrano nello spazio utilizzato.

Il meccanismo filmico di introduzione del tempo del ricordo dentro il tempo presente riproduce un meccanismo di attesa che rende il personaggio ancora più umano.

Lo sfondo del suono, delle parole, dei rumori, della musica, come il deserto per le strade di Napoli, si rendono in questo film non solo elementi di composizione delle immagini, ma, come per un pittore, espressione reale dell’universo interiore di un essere umano. L’utilizzo armonioso delle musiche è un punto di forza del film, si costituiscono come fili conduttori che esaltano i diversi momenti emotivi della protagonista.

Napoli con tutta la sua realtà si colora di magia, donando quel brivido in più a questa storia che accomuna un po’ tutte le donne del mondo. Lo spazio bianco è un’inaspettata percezione del vuoto, con l’esito di un ampliamento della suspence nel senso più interno dell’attesa: la Comencini ha reso questo senso di attesa come mancanza d’ossigeno. Raramente si parla sugli schermi italiani di maternità sotto questo punto di vista, e la Comencini ha il merito di fornircelo.

 

12:09:2009

 lo spazio bianco
Regia Francesca Comencini

Italia 2009, 96'

DUI: 16 ottobre 2009
01 Distribution
Drammatico