VENEZIA.66

 

south of border

di Oliver Stone

Stati Uniti 2009, 75'

 

Fuori Concorso

 

28/30

Stone prosegue imperterrito nella sua indagine di scavo - o di “sorvolo”, a seconda del grado di attenzione e approfondimento mostrati da caso a caso- dell’ universo geopolitico sudamericano, iniziato ai tempi di EL SALVADOR, con straordinari esiti fictionali e una temperatura emotiva forse mai più raggiunta, anche perché l’età e gli ideali assicuravano la sincerità assoluta del “progetto”. 

Dopo COMANDANTE, quasi nei termini di una sostituzione anche “fisico-carismatica” del fantasmatico Fidel, è l’ora di CHAVEZ, presidente e primo soldato del Venezuela percosso come una banderuola da colpi di stato in sequenza negli ultimi 15-20 anni. 

Le vicende legate agli infiniti tentativi dell’ “insana” amministrazione-BushFiglio di tenere in scacco l’ ennesimo serbatoio di greggio (uno dei maggiori del pianeta) per far carburare i motori degli Americani, sono note a tutti. 

Chavez, eletto, destituito, ripescato per volere popolare e compulsivamente attaccato anche dai bianchi venezuelani (la solita pseudo-élite finanziaria corrotta e legata a tripla mandata ai repubblicani texani), non solo ha resistito alle ripugnanti campagne-stampa condotte dai network-cloaca-della-verità della defunta amministrazione busheana, ma ha creato un suo “network” ideale e ora anche politico-economico tra i nuovi governanti e/o presidenti sudamericani che si rifanno al mito doppio di Bolivar e del Chè. 

Stone ormai inserisce il pilota automatico, quando si tratta di cimentarsi con una serie di “topoi” reali e immaginati/idealizzati che ne hanno costruito il dna nel corso dei lunghi decenni post-Vietnam, anche se gli manca un po’ della potenza demmiana e della dibattuta ironia mooriana.

Il tono pacato del voice-off  stoneano serve alla perfezione i momenti d’ironia involontaria dei segmenti tratti dai network-Usa sullo Chavez “hitleriano” demonizzato dal petroliere da poco destituito. Come per i lavori di Moore, ogni volta non possiamo fare a meno di stupirci per l’infinita qualità “gullable” del pubblico americano, cui il nostro si sta pericolosamente avvicinando. 

Esaltanti le riunioni tra Raul Castro, lo stesso Chavez, Morales e la presidentessa argentina: una nuova “rete” compatta di governi apertamente antiamericani, la cui sola esistenza è motivo per essere pacatamente ottimisti riguardo al futuro.

Emblematica, per annientare in un attimo la credibilità dell’ informazione statunitense venduta ai texani, la scena in cui Chavez conduce Stone a visitare le produzioni di grano, presentate dai media come pericolosi arsenali di armi chimiche.

Ottimo Stone, fuori dalle pastoie di W, anche se ormai lontano dalla grandiosità tragica di NIXON e JFK.

 

06:09:2009

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Venezia, 02/12 settembre 2009