
Il colonnello William McNamara (Bruce Willis), prigioniero in un campo
di concentramento tedesco, tiene vivo il senso dell'onore e della lealtà
dei suoi compagni di guerra. Un assassinio nel campo gli offre l'opportunità
di organizzare un piano di fuga e distruggere una vicina fabbrica di munizioni.
Ma per realizzare il complotto il colonnello coinvolge nell'azione due
giovani tenenti: Tommy Hart (Colin Farrell) e Lincoln Scott (Terrence
Howard). "Volevo fare da sempre un film sulla Seconda Guerra Mondiale,
e questo in particolare mi ha colpito", dice Hoblit, "perché
tocca temi politici e sociali che sono importanti oggi quanto lo erano
allora. Con questo film vogliamo onorare i veterani. E' importante che
possano pensare "Sì, gli autori sono stati fedeli a quella
che è stata la nostra esperienza?". "Per quanto potessi
essere di buon umore", afferma Bruce Willis, "già dieci
minuti prima del nostro arrivo a Milovice, ogni mattina, cominciavo a
sentirmi depresso. Non capivo perché, finché non mi sono
reso conto che era l'effetto del campo, che era così triste e angoscioso.
Per me è stato uno dei ruoli più difficili da interpretare
dal punto di vista fisico". Scansiamo fin da subito l'equivoco che
varie dichiarazioni possono far sorgere. Nella sceneggiatura di SOTTO
CORTE MARZIALE non c'è traccia di veridicità storica e la
regia è sicuramente più attenta alle sequenze spettacolari
e di tensione, piuttosto che alla politica. La pellicola non è
più che un discreto film di genere bellico, mescolato al giallo
e con una seconda parte che ruota attorno al processo organizzato all'interno
del campo di concentramento. Tutto organizzato con estrema professionalità,
con tempi di narrazione perfetti e con i colpi di scena inseriti allo
spaccare del minuto di proiezione. Funzionale e furbo anche l'inserimento
del tenente di colore Lincoln Scott, personaggio destabilizzante all'interno
del già labile equilibrio militare dei prigionieri, e che allo
stesso tempo solleva varie questioni razziali e sociali. Per essere corretti
però dobbiamo anche precisare che ad una simile situazione aveva
già pensato, più di trent'anni fa, George Romero che, lontano
da Hollywood, ne LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI del 1969 affidava il ruolo
principale ad un uomo di colore che catalizzava su di sé tutta
la rabbia e la tensione di un piccolo gruppo di persone assediate in un
appartamento. E' interessante comunque notare come il cinema americano
mainstream riesca a miscelare e confezionare esercizi capaci di catturare
l'attenzione di spettatori anche più esigenti. Le armi sono sicuramente
l'alta professionalità (anche se piuttosto gelida), gli attori
che, in un modo o nell'altro, recitano (anche se in maniera quasi asettica)
ed il risucchiante uso di una retorica sempre in bilico tra il noioso
ed il rassicurante. Film come SOTTO CORTE MARZIALE sono dunque da rigettare?
Fastidiose operazioni da blockbuster o innocue pellicole d'intrattenimento?
Senza investire troppe energie (che forse sarebbero sprecate) per definire
spettacoli con simili caratteristiche collauderei un nuovo genere, i film
bomboniera: da ricevere, vedere e riporre in un cassetto.
Voto: 20/30
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