Se già
Match Point aveva segnato una
netta cesura nella prolifica produzione alleniana, con Cassandra’s
Dream la nuova fase creativa del cineasta newyorkese sembra
sedimentarsi e mostrare un andamento preciso. Da sempre impegnato nella
costruzione di ritratti definiti, situazioni di psicosi in perenne
evoluzione e dialoghi serrati intenti a scardinare nevrosi universali,
meglio se legate alla coppia come nucleo malsano, la parabola artistica del
regista subisce ora un’inversione di rotta andando verso l’alleggerimento
psicologico dei caratteri e un progressivo incupirsi di trama e atmosfere.
La storia dei due “fratelli-morte”, Ian (Ewan McGregor) e Terry (Colin
Farrell), incapaci di gettarsi alle spalle un delitto azzardato ma ai loro
occhi necessario, porta ancora il marchio della location londinese che qui
(come nel primo della nuova serie) dona alla storia un alone di risonante a
tratti pretestuoso europeismo.
La classica commedia di gag e sofisticatezze psicanalitiche si compone ora
di una progressione drammatica alquanto semplice e lineare, a tratti
atrocemente prevedibile, dove Match
Point aveva avuto se non altro il merito di mantenere un alto livello
di attenzione sino al colpo di scena finale. Non mancano i momenti di
ilarità e puro godimento comico ma a riempire le immagini è più il pesante
fardello di fatalità, inutilità di sfuggire a passioni umane e alla
coscienza colpevole delle proprie azioni, dando vita a un film
sostanzialmente pessimista e scuro.
Terry è l’anello debole della coalizione: meccanico con gravi problemi di
gioco e alcol, non riesce a sfuggire ai fantasmi del reato commesso
minacciando prima il suicidio, poi di spiattellare tutto alla polizia
smascherando anche il fratello. Ed è qui che intervengono gli istinti
universali dove i laidi death brothers divengono i biblici Caino e Abele
pronti a ignorare il legame di sangue, unico (e fallace) garante di fedeltà
terrena, per pura sopravvivenza. Il trittico di Allen conferma un passaggio
forse necessario alla sua opera in favore di una rappresentazione visionaria
di delitto e destino sempre intrecciati, legati da un vincolo di necessità
ancestrale, anche se è difficile negare i chiari sintomi di stanchezza e
ripetitività che Cassandra’s Dream
reca in sé.
Ottimi i protagonisti maschili, McGregor, Farrell e lo spietato committente
dell’omicidio, il buon vecchio zio Howard (Tom Wilkinson), quintessenza del
maligno, che in Michael Clayton
di Gilroy era stato avvocato redento e gambizzato.
Lasciando perdere questioni di impegno intellettuale o bellezza estetica,
unico dato registrabile è che il buon vecchio Woody ha cambiato
definitivamente maschera e a noi spettatori non rimane che accettarla per
quello che è.
05:09:2007
Tutte le
recensioni di
Venezia 2007 |