Che i diritti de
Il soffio dell’anima siano
già stati acquistati dalla RAI è un sollievo. Questo film, anche se non si
tratta propriamente della definizione che sorge più spontanea nel caso del
primo lungometraggio di Victor Rambaldi, grida di essere figlio della nostra
TV generalista ad ogni sequenza. Il che, se si trattasse di una miniserie
confezionata per precedere "Porta a Porta", potrebbe pure andare. A
prescindere dal fatto che palle energetiche verde fosforescente non si
dovrebbero vedere mai e poi mai, in alcun tipo di contesto.
Non esistono ragioni giustificatrici che tengano per simili reminiscenze
anni ottanta. Ma che si sia arrivati a proporlo in un seppur sparuto numero
di sale cinematografiche è decisamente un atto di tracotanza.
Alex (Flavio Montrucchio, l’uomo Splendido Splendente, vincitore della
seconda edizione del Grande Fratello, giusto per far comprendere la gravità
della situazione) è un ragazzo un po’ coatto ma dai buoni sentimenti. Cerca
di sfidare la vita e l’insufficienza renale a suon di Tai Chi. Luna,
(Lucrezia Piaggio) è una ragazza bellissima e con un vago accenno di
sostanza.
Si incontrano, si amano. Si mollano. Si rimettono insieme. Intanto lui si fa
dei viaggi mentali con una cinese che gli insegna che la paura esiste solo
se la fai esistere tu, che la vera sfida è con se stessi e non contro
Raffaello Balzo, perché probabilmente Raffaello Balzo in un film non ha
proprio motivo di esistere, ecc. ecc.
In questo film -?- si parla per frasi fatte e luoghi comuni, quando non si
tace e si lascia spazio a una colonna sonora dignitosa a cura di Andrea
Felli. Sia chiaro che i festival delle banalità non sono poi una tragedia.
Non elevano lo spirito, ma se fanno riflettere e probabilmente emozionare un
pubblico che è anche di vaste dimensioni vanno prodotti, nonostante tutto.
Certo è che, anche nel rispetto di una storia sicuramente dolorosa come
quella dell’autrice dall’omonimo libro, Valentina Lippi Bruni, da cui è
liberamente tratto il film -??- almeno una minima parte del cattivo gusto di
cui è permeata l’intera pellicola, lo si poteva tranquillamente evitare.
Concettualmente comunque si tratta di un’operazione che porta con sé un
messaggio importante di sensibilizzazione alle problematiche della dialisi,
alle sofferenze e alle sfide imprescindibili da ogni malattia. Interessante
è anche il primato italiano nella distribuzione di una copia sottotitolata
per non udenti già in anteprima nelle sale che ne fanno richiesta. Ma i
buoni sentimenti e le buone intenzioni purtroppo non fanno un film.
Tantomeno in questo caso.
21:03:2009
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