SLEVIN

PATTO CRIMINALE

di Paul McGuigan
Con Morgan Freeman, Bruce Willis

 

CONFERENZA STAMPA

a cura di Grazia GENTILI


Domanda: “Questo film è un thriller ma è anche un noir. Lei pensa che il noir stia diventando uno strumento per raccontare le contraddizioni e le assurdità della realtà occidentale contemporanea?”

Risposta: “Credo che nella società moderna ci siano dei buoni e dei cattivi. I cattivi sono più facili da individuare ed è divertente per il regista poterli rappresentare. Questo tipo di personaggio è molto popolare fra il pubblico inglese ed io, in quanto scozzese, devo esserne rimasto influenzato”.

D Da qualche tempo a questa parte il thriller sembra essere divenuto un raffinato esercizio calligrafico. I dialoghi sono brillanti e ci si interroga spesso sul senso della vita, come dimostrano i film di Tarantino, o I soliti sospetti. Quanto è importante questo aspetto per i suoi film?

R Io credo che dei buoni dialoghi siano fondamentali per ogni tipo di film e che questo discorso riguardi la valutazione del cinema in generale. Nel nostro caso avevamo a disposizione dei personaggi dalle caratteristiche molto accentuate e poco realistiche e questo ci ha permesso di giocare con i dialoghi e di divertirci molto durante la lavorazione. Lo stesso è successo anche con Gangster Number One. L’unico difetto di questa grande sceneggiatura, ovvero il fatto che tutti i personaggi parlassero allo stesso modo, è così diventato un ulteriore punto di forza.

D Sono molti i riferimenti cinematografici presenti: Alfred Hitchcock, l’Agente 007, I soliti sospetti. Quanto sono importanti le citazioni per questo film?

R Non ho scritto io la sceneggiatura e quindi non posso dire molto, ma credo che ci siano più riferimenti culturali che cinematografici. Io ad esempio nutro la mia cultura cinematografica quasi esclusivamente con i film per ragazzi che vedo con i miei figli. Si tratta comunque di un film del tutto diverso rispetto a I soliti sospetti, che sembra un film del tutto normale prima degli ultimi bellissimi dieci minuti che sono assolutamente pazzeschi. Ad ogni modo credo che quella dell’autoreferenzialità del cinema sia una questione importante. Durante il tour americano non facevano che farci presenti le similitudini con Tarantino, e mi fa sorridere che accada lo stesso qui in Italia, un paese che produce il cinema più bello del mondo. è stata proprio questa autoreferenzialità a creare il personaggio del gangster come noi lo conosciamo, ma se se ne abusa si finisce per non dire mai nulla di nuovo.

D I due capi malavitosi del film appartengono a due minoranze etniche che convivono a New York: gli afroamericani e gli ebrei, che paradossalmente passano dall’emarginazione ai vertici di due enormi associazioni a stampo mafioso. è stato divertente creare questo mondo attorno a loro?

R Sì, devo dire che una delle cose più divertenti del film è stata quella di giocare ad offendere ogni tipo di minoranza tranne gli scozzesi (ride, n.d.r.). La gente si prende troppo sul serio e noi ci siamo divertiti ad attaccare i vari stereotipi che riguardano razze e categorie, come ad esempio quelli riguardanti gli omosessuali. Se non altro in questo film il boss non è italoamericano (ride, n.d.r.)

D è stato difficile mettere assieme il cast? E che ne pensa degli ultimi personaggi che Bruce Willis ha interpretato, tutti un po’ anziani e di secondo piano? Si tratta di una svolta vera e propria o è soltanto una preferenza momentanea?

R Bruce Willis mi ha chiamato dopo aver visto Gangster Number One per dirmi che il film gli era piaciuto, e da allora è cominciata una collaborazione di cui questo film è stato il primo risultato. Lui è molto attento ai film che escono e durante la lavorazione è sempre presente, sia per quanto riguarda il suo personaggio, che studia nei suoi aspetti fisici e mimici più minuti, sia per quel che riguarda il lavoro degli altri. Ad esempio ha assistito a molte delle scene di Ben Kingsley. Per quel che riguarda i suoi ultimi personaggi credo solo che voglia discostarsi dallo stereotipo dell’uomo duro da action movie che lo ha assorbito nella prima parte della sua carriera. Per mettere assieme un cast del genere ci vuole molto denaro o un’ottima sceneggiatura, e nel nostro caso è stata quest’ultima ad attirarli, perché dopotutto gli attori vogliono interpretare delle belle pellicole. Gli attori vogliono anche un regista che tenga in mano il timone e li diriga e in tal senso sono basilari i primi cinque minuti. Se questi vanno bene si crea un’atmosfera meravigliosa, altrimenti è difficile andare avanti. Ho sentito a volte questa difficoltà con Morgan Freeman, che alla fine dell’ultimo giorno di ripresa mi ha confessato di non aver capito neanche una delle indicazioni che gli avevo dato durante le ultime riprese. Spero scherzasse. (ride, n.d.r.)

D è interessante il riferimento a “Shmou", un fumetto americano degli anni ’40. Qualcuno sul set sapeva di cosa si trattasse?

R A dire il vero Morgan Freeman era l’unico a conoscerlo.

D Il suo prossimo progetto sarà The equilizer? Sbaglio o lavorerà presto con Paul Bettany?

R Sì, Paul Bettany interpreterà per me Enrico II in Four nights, un action movie pieno di scozzesi, gay e rabbini (ride, n.d.r.). A parte gli scherzi, sarà un film ambientato nel 1170 e lo girerò in Scozia. Sto facendo il cast proprio adesso quindi preferisco non parlarne per scaramanzia.

D Abbiamo parlato di tutti ma non di Josh Harnett, il giovane interprete di Slevin, il protagonista del film.

R Credo che Josh rimarrà bello solo per un altro paio d’anni (ride, n.d.r.). A parte gli scherzi, Josh è un ottimo attore con cui ho già lavorato in passato. Ha deciso di interpretare il film con grande naturalezza, rinunciando fra l’altro all’allenamento fisico di rito, e questo ha dato al tutto una grande ventata di freschezza.

D Credo che lo spettatore non impieghi molto a capire che il bimbo dell’inizio e Slevin sono la stessa persona. Avete lavorato sulla loro fisionomia proprio per offrire al pubblico questa intuizione?

R Non volevo mentire al pubblico e a tal fine era importante che entrambi gli sguardi avessero la stessa anima. Ad ogni modo questo dualismo ha causato non pochi problemi a Josh, che mi chiedeva sempre quali dei due aspetti dovesse rappresentare in una data scena, ma io gli ho solo detto di cercare di non fingere. Non mi preoccupavano tanto i tempi di comprensione, piuttosto avevo a cuore che il pubblico si interrogasse anche riguardo agli altri personaggi. Questa struttura complessa ha reso molto difficile la lavorazione del film. Mi chiedevo se fosse quello il modo giusto per dirigere gli attori e se il pubblico avrebbe apprezzato. La scenografia, con le sue carte da parati che ricorrono in tutto il film, non fa che accentuare questo carattere di confusione, e lo stesso fa la colonna sonora.

D La mia è una domanda tecnica. Nel film i due palazzi in cui risiedono i boss si affacciano l’uno sull’altro, ma a tratti sembrano essere uno solo. è così?”

R. In effetti quei due palazzi esistono davvero, ma in un attico di uno dei due vive Robert De Niro, e quindi ci siamo ritrovati a girare in studio solo il muro e la finestra e a riprendere solo uno dei due palazzi dando l’impressione che fossero due. Ci siamo scontrati con dei limiti architettonici effettivi e i due palazzi sembrano molto più vicini di quanto non siano davvero.

D Anche in Appuntamento a Wicker Park ha affrontato il problema dell’identità personale, ma con un uso del tutto diverso della cinepresa. Ammesso che ce ne sia uno, dov’è il filo conduttore?”

R Mi piace girare dei film privi di una struttura lineare e mi servo spesso dello schermo diviso. In Appuntamento a Wicker Park questo era il mezzo che mi permetteva di raccontare una storia sotto diversi punti di vista. Voglio aggiungere che questo è il film di cui fin’ora vado più fiero. Lo staff ci ha lavorato con passione e la risposta da parte di pubblico e critica sembra essere buona. Spero che accada lo stesso anche in Italia e che il pubblico continui ad avvicinarcisi con l’intento di divertirsi e non di sottoporlo ad una severa critica.
 

Lucky Number Slevin
Regia: Paul McGuigan
Anno: 2006
Nazione: Stati Uniti d'America
Durata: 110'
Data uscita in Italia: 25:08:2006
Genere: Thriller