
THE SKULLS (I TESCHI, 2000) è un film paradigmatico nell'affermazione
di una regola aurea del cinema: mai tentare di affermare in una singola
opera concetti o messaggi antitetici. E, mai e poi mai, leggere la sceneggiatura
a pellicola terminata.
Una setta segreta senza scrupoli recluta adepti tra i virgulti di un college
americano, scegliendoli abilmente tra i più dotati ma poveri e, viceversa,
i semplicemente ricchi e sfrontati.
Joshua Jackson, icona del sottogenere "horror universitario" (già visto
in URBAN LEGEND) appartiene alla prima categoria, dal momento che lo vediamo
servire i compagni nella mensa del college. Campione di canottaggio e
squattrinato, frequenta (e chi se no?) un ragazzo di colore aspirante
giornalista che vuole scoprire cosa c'è dietro gli "Skulls", ed una ragazza
semplice e carina (strana cosa: è l'unica figura femminile del film, se
si escludono le modelle assoldate dalla setta per un party d'"iniziazione").
Ma il tarlo della scalata sociale o, semplicemente, il bisogno dei soldi
per la retta scolastica, lo mettono presto sulla strada dei vincenti,
con grande rammarico dei suoi vecchi compagni. Il suo alter ego (Paul
Walker, PLEASENTVILLE) ne è, ovviamente, l'antitesi: figlio dell'eminenza
nera degli Skulls, il bullo Caleb ha la strada spianata verso l'alta gerarchia
dei Teschi. Ma qualcosa va, meglio "deve" andare storto.
E' proprio a questo punto che la sceneggiatura andava letta con più attenzione:
siamo ancora all'inizio (forse si è perso troppo tempo nella descrizione
del "contesto"), in pratica non abbiamo ancora visto quali siano le attività
della setta e il testo di John Pogue (U.S. MARSHALLS) ci porta già ad
un climax inatteso e non preparato (un assassinio)? Luke (J. Jackson)
non ha ancora fatto niente come "Teschio", se non marchiarselo a fuoco
sulla pelle e riceverne in cambio una splendida auto d'epoca (i colleghi,
malvagi, girano invece con le Ferrari o Bmw d'ordinanza. Questi sarebbero
i profondi sottintesi del film…..), non ha ancora capito cosa è diventato,
che già la vicenda lo porta a pentirsi della scelta fatta?
E' evidente che la storia di Pogue fa già acqua da tutte le parti e Rob
Cohen (già regista di DRAGONHEART, mica dei FLINSTONES…) avrebbe dovuto
porre rimedio con un rallentamento della narrazione e qualche raccordo
registico o invenzione sua personale: niente di tutto ciò. Noi siamo come
il poveretto che,a questo punto,volendo capire come vanno le cose, fa
una brutta fine.
L'ambientazione goticheggiante (ma forse è solo colpa dell'architettura
catacombale e poco americana del college o del fatto che la setta non
può riunirsi all'ultimo piano di un palazzo in vetro) suona, comunque,
leggermente fuori luogo, sintomo di una totale mancanza d'ironia nella
visione; anzi, ci dice che Rob Cohen cura la confezione più del contenuto,
perdendo tempo nello studio delle luci nella scena del risveglio pre-iniziazione,
oppure quando indugia in riprese d'abilità sui tetti della città; universitaria.
Certe inquadrature ravvicinate sui protagonisti, con tagli di luce ad
effetto, inoltre, avvicinano un po' troppo THE SKULLS all'estetica dei
TV-movie, per tacere, poi, degli inseguimenti di prammatica e le sparatorie
incrociate, cui avremmo rinunciato volentieri.
Ma quello che, al massimo, avrebbe potuto essere un prodotto patinato
di puro intrattenimento, sconfina nel grottesco quando tenta di dimostrare
l'indimostrabile: tra i capi della setta, c'è un'anima bianca. Nientemeno
che il protagonista di capolavori come LIVE AND DIE IN LOS ANGELES e MANHUNTER
(Friedkin e Mann!!!), il povero William L. Petersen, recuperato da un
limbo ormai decennale, deve portare la croce di un ruolo ingrato, allo
stesso tempo secondario e visibilissimo nella sua incongruenza: se perdi
più di un'ora a dire che i Teschi sanno solo e ostinatamente ammazzare
(anche chi poteva essere salvato), se ti metti sulla strada di una evidente
political correctness, non puoi dimostrare che queste sette sanguinarie
hanno al loro interno degli illuminati riformatori e che, quindi, non
tutto è da buttare. Senza dire che, anche qui, abbiamo altri piccoli buchi
logici nella storia.
Luke, intanto, si è messo sulle tracce dei colpevoli, che a loro volta
lo braccano da vicino. Toccherà proprio a Petersen aiutare il nostro disorientato
eroe sulla strada della liberazione, che passa anche da un ospedale psichiatrico
dove viene rinchiuso (la pellicola sfiora il ridicolo) e "dopato" con
psicofarmaci il cui effetto sparisce magicamente appena la sceneggiatura
lo rivuole in sella e pronto a combattere…
E dopo aver appreso che il capo supremo dei cospiratori non conosce neanche
le regole della sua setta, che lo costringono ad organizzare un duello
finale tra il figlio Caleb Mandrake (!) e Luke Faccia da Buono, usciamo
dal cinema per non assistere all'ultimo, sconclusionato scambio di battute
tra Petersen-Anima Bianca e il protagonista desideroso, a questo punto,
solo di fuggire dal film.
In pratica: le sette continueranno ad esistere con le regole, i ricatti,
le minacce di sempre. Il nuovo capo, tale e quale ai predecessori, ci
dice candidamente: questa è la cruda realtà, nulla può essere cambiato
e, voi buoni, semplicemente non dovete farne parte e neanche combatterla.
Se questo è; politically correct……………………….
Voto: 23/30
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