Un fotografo (Thongmee) investe una ragazza mentre è in macchina con la sua
fidanzata (Everingham). I due decidono di scappare, ma il giorno dopo, in
camera oscura, il ragazzo nota strane presenze sulle foto che sta
sviluppando: vi riconosce una sua ex, scomparsa dopo essere stata vittima di
un episodio di violenza da parte di amici comuni, i quali, apparentemente
senza motivo, uno dopo l’altro cominciano a suicidarsi.
Ennesimo emulo di THE RING, stavolta targato Tailandia (ed ennesimo che
meriterà, pare, un remake americano), il film si comporta degnamente nella
prima metà, confezionando almeno un paio di momenti da antologia della new
wave orrorifica orientale. Ma il fatto che arrivi in ritardo sui tempi lo
dimostra già la sua capacità di assimilare persino la parodia del genere,
con una gag coraggiosa e geniale degna di SCARY MOVIE; più si va avanti,
poi, più la storia perde consinstenza, si avvolge su se stessa, si spegne in
cliché ormai insopportabili (le fanciulle striscianti hanno già fatto il
loro tempo) e ripetizioni. E così nel quarto d’ora finale, anziché assistere
ad una doverosa impennata, si passa dall’umorismo volontario a quello
involontario.
Peccato, perché i protagonisti sono bravi e i due registi (anche autori
della farraginosa sceneggiatura) fanno un lavoro che si mantiene sempre
sopra la media del sottogenere, soprattutto per quanto riguarda il cinema
tailandese, descrivendo con particolare sensibilità la crudeltà e la
solitudine dell’adolescenza.
Voto: 24/30
23:06:2006 |