Restando nell'ambito astrologico tanto ben visto e rispettato dal
protagonista Pierre, si potrebbe dire che le lunghe traversie che prima lo
innalzano (eredità), poi fanno decadere (negazione eredità) fino a farlo
arrabattare per strada come un vagabondo, e che infine lo riportano al
punto di partenza, altro non sono che i movimenti della costellazione del
Leone, nelle quali peculiarità zodiacali Pierre si incarna («È il segno
più forte di tutti, dei vincitori»). Il suo continuo vagabondare
perimetrando le strade di una Parigi tanto rigogliosa quanto marcia, è
come se fosse un insieme di tappe di avvicinamento all'agosto, mese del
Leone; ma è anche la collocazione adatta ad un uomo che arrivato a
quarant'anni è socialmente "disingranato" nella società (in La
collezionista Rohmer ci presenterà figure di dandy ancora una volta fuori
dal sistema della società che "ci" vuole lavorativi, efficienti, utili: «È
un atto di coraggio oggigiorno non lavorare, e non di pigro
accomodamento»). Pierre trascina stancamente la sua "posizione sociale", a
differenza dei signorotti correnti per le strade con le loro pipe e i loro
France Soir sottobraccio. Finchè da stancamente, la porterà solamente e
semplicemente a passeggio, convalidato e accettato dalla figura di un
altro barbone a cui si aggregherà. La mdp presa si "limita" a pedinare
Pierre nelle consuetudini tipiche di un vagare che dapprincipio sarà di
hotel in hotel, poi alla ricerca di amici, poi alla ricerca di cibarie,
poi alla ricerca (pessimistica) di una identità sociale (è allontanato da
tutti, ma egli stesso è il primo che non osa avvicinarsi per ripudio alla
gente). Rohmer fa un grande omaggio alla Parigi di fine anni Cinquanta
mostrandoci innumerevoli angoli urbani, ivi compresi locali e quant'altro.
Una sorta di road movie a piedi, che si giustappone alla parabola alterna
di Pierre, il quale, non appena ha notizia di essere (ridiventato) ricco,
torna a bordo di un'automobile.
Voto: 24/30
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