Secretary
di Steven Shainberg
con James Spader, Maggie Gyllenhaal, Jeremy Davies


Il film inizia con un flash back, in cui una donna ci appare con le braccia legate ad un bastone, ma soddisfatta, esegue i lavori d’ufficio solamente con la bocca. La pellicola torna indietro nel tempo, a sei mesi prima, nel momento in cui, una giovane donna, esce da una clinica psichiatrica per il matrimonio della sorella, tornando così a stare con la famiglia. Il padre ex alcolizzato, riprende a bere a causa della perdita del lavoro, che gli permetteva di condurre una vita agiata. La protagonista, Lee, prova un profondo dolore nel vedere l’atto masochista ed egoista del padre, che non sa reagire agli accadimenti della vita e ricade nel tunnel dell’alcool, provocando così in lei dall’età adolescenziale, atti di autolesionismo. Lee (Maggie Gyllenhaal), si procura dei tagli, delle bruciature, che poi rimargina e incerotta, questi atti che le suscitano dolore fisico, la fanno sentire viva, e le fanno materializzare il dolore interiore. Il riscatto della giovane nei confronti della vita, si attua quando decide di rispondere ad un annuncio di lavoro reperito sul giornale, Lee si presenta al colloquio con il foglio del diploma di dattilografa tutto stropicciato, camminando goffamente rinchiusa in se stessa, ma nonostante questa presentazione, l’avvocato Grey (James Spader), l’assume!Il personaggio di Lee, in alcuni atteggiamenti, ricorda la Lolita di Kubrick, con la treccia arrotolata attorno al capo, l’aria ingenua ma maliziosa, lo sguardo perso nel proprio mondo. Lo studio in cui lavora la giovane ed inesperta segretaria, è in stile moresco, i computer non ci sono, ma solo macchine da scrivere, che scandiscono con il loro ticchettio, il battito di palpebre, delle occhiate che i due si lanciano. Lee commette un errore di battitura, e l’avvocato si infuria, coprendola di improperie ed invitandola nell’ufficio, ecco che scatta la punizione, lui le dà, forti sculaccioni come ad una bambina cattiva; di primo acchito la segretaria, rimane stupita e scossa, ma poi quelle percosse, vengono a sostituire i tagli, che si procurava per sopperire alle frustrazioni dello spirito, per cui per la giovane, c’è un appagamento nell’atto che le muove il datore di lavoro. I gesti di sottomissione si moltiplicano e diviene come un gioco amoroso, che diventa sempre più estremo, coinvolgente, e turbinoso. Quando lui smette di percuoterla, di darle consigli che le condizionano persino i pasti, e completamente assoggettata ai voleri di lui, si sente smarrita, abbandonata. La vita di Lee, aveva visto una possibilità di cambiamento, con il primo impiego e la possibilità di crearsi una vita affettiva appagante con l’ex compagno di scuola Peter (Jeremy Davies), un giovane sensibile, che come lei, aveva sofferto di crisi psicologiche, in lui approdate all’esaurimento; ora tutto muta, lei capisce da cosa si sentiva attratta; le percosse, la facevano sentire sessualmente soddisfatta, sì perché i maltrattamenti e le costrizioni la facevano sentire amata, soprattutto dopo uno scambio furtivo di carezze. Lui si accorge del mutare delle sue emozioni e dei sentimenti nutriti nei confronti di Lee, così ad un certo punto la licenzia, portando a termine il suo piano di supremazia, di sadismo nel vederla soffrire. La ragazza si accorge di non poter far a meno di lui, e che le solitudini delle loro pratiche si erano unite, avevano trovato corrispondenza, così come avviene in qualsiasi relazione.Lei decide di scappare dalle prove per il suo matrimonio con Peter, e si dichiara appassionatamente all’avvocato, così schiava delle pulsioni si abbandona ai sentimenti, con una pervicacia autopunitiva, a cui Grey non potrà sottrarsi, lasciandosi sopraffare dall’amore.Gli attori del film, riescono appieno ad interpretare con maestria, con forte caratterizzazione dei ruoli, materializzando i comportamenti ambigui, le psicologie sfuggenti, gli sguardi alieni, dei personaggi tratti dal breve racconto omonimo di Mary Gaytskill, e soprattutto, lasciando liberamente fluire i moti individuali, dando alla messa in scena di Shainberg un giusto compimento di storia sui generis, con pulsioni stravaganti, di primo acchito sconcertanti, ma che divengono comportamento comune, usuale, tramutandosi in racconto di vita, come avrebbe voluto Lynch per il suo Velluto Blu, punto di riferimento per il regista di Secretary.

 

Link: http://www.eaglepictures.com

Voto: 28/30

Lucia Lombardi
12 - 04 - 03


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