
Perdersi nella memoria per ritrovarsi nella realtà. E viceversa. In una
corsa sfrenata contro un tempo che scorre all’indietro divorando
inesorabilmente ogni più piccolo ricordo, risucchiando anche i momenti
più teneri e intimi. Un susseguirsi ciclico di eventi forse…o forse no.
Joel Barish (Jim Carrey), uomo timido e di poche parole, viene a
conoscenza dopo un’intensa relazione vissuta con la bizzarra Clementine
Kruczynski (Kate Winslet) che quest’ultima ha deciso, in un momento di
impulsività, di cancellarlo definitivamente dalla sua memoria.
Attraverso un procedimento clinico computerizzato i clienti della Lacuna
Inc. possono rimuovere dal proprio cervello frammenti del passato per
ripulirlo dei dolori e delle sofferenze che l’esperienza porta con sé.
Profondamente ferito dalla scoperta Joel sceglie di sottoporsi al
medesimo trattamento, ma è proprio nel bel mezzo della procedura che
realizza di essere ancora innamorato di Clementine.
Dopo il successo dell’indipendente ESSERE JOHN MALKOVICH, lo
sceneggiatore e scrittore Charlie Kaufman intraprende un altro viaggio
ai limiti del surreale nella psiche umana. Ancora una volta rifiutandosi
di salire sulle spalle di imponenti produzioni e chiamando di nuovo alla
direzione un regista proveniente dal mondo musicale. Dopo Spike Jonze, è
Michel Gondry, attualmente uno dei registi più attivi e quotati nel
settore - con collaborazioni che vedono nomi come Kylie Minogue, White
Stripes, Radiohead, Bjork, Foo Fighters, Daft Punk - a sedersi dietro la
cinepresa. Una cooperazione già sperimentata nel 2001 nel film HUMAN
NATURE, passato e rapidamente svanito come una meteora nello star-system
hollywoodiano. Questa volta però i due confezionano un’opera che
difficilmente si coprirà di polvere sugli scaffali “ex-noleggio” di
Blockbuster. Un prodotto che sancisce un’importante evoluzione nella
sceneggiatura di Kaufman, di gran lunga superiore a quella vista nel
film di Jonze. Risulta evidente fin dall’inizio come la regia di Gondry,
interamente effettuata con camera a mano, completi perfettamente le
abilità narrative di Kaufman nell’evolversi della storia,
accompagnandola per più di un’ora e mezza senza mai sovrastarla, bensì
impreziosendola magnificamente con scene che sembrano estratte da un
videoclip (deformazione professionale?).
SE MI LASCI TI CANCELLO è l'orribile, eretica traduzione dell'originale
ETERNAL SUNSHINE OF THE SPOTLESS MIND (Eterno splendore dell’immacolata
mente), il cui titolo è tratto da un verso dell'"Eloisa ad Abelardo" di
Alexander Pope, citato peraltro all'interno del film. Preceduta da un
trailer a dir poco imbarazzante, appositamente studiato per sbancare i
botteghini, questa pellicola si rivelerà un'autentica delusione per
coloro che si recheranno al cinema con l'aspettativa di un Jim Carrey
impegnato nell'esibizione del suo proverbiale repertorio di "facce di
gomma". Il film racconta, infatti, una relazione in cui i protagonisti
condividono la paura della solitudine e il desiderio di una persona che
li completi soffiando in essi la vita; vivono momenti in cui si trovano
esattamente dove avrebbero sempre voluto essere, ma anche momenti in
cui, resi freddi e cinici dalla quotidianità, arrivano a farsi
terribilmente male l’un l’altro. Kaufman è molto abile nel rappresentare
questo bipolarismo emotivo e lo inquadra in una struttura cronologica
decisamente nuova e originale. Joel combatte una lunga lotta nella sua
stessa mente, vagando avanti e indietro disperatamente da un ricordo
all’altro, rincorrendo le sue memorie alla ricerca di un posto dove
nascondere il ricordo più dolce e speciale: quello di Clementine. E’
proprio attorno al concetto di ricordo come definizione dell’individuo
che il film si snoda. Kaufman sembra dirci che noi siamo i nostri
ricordi e che una volta smarriti anche la nostra identità si perde,
inesorabilmente cancellata come un file in un computer, fatiscente come
una casa ormai abbandonata (a questo proposito è impossibile dimenticare
le splendide immagini regalateci da Gondry). Persino i ricordi più
spiacevoli contribuiscono a definire chi siamo realmente.
Jim Carrey offre un’interpretazione straordinaria, superiore anche alla
recitazione vista in THE TRUMAN SHOW, rendendo il personaggio di Joel
così fragile, confuso, fallibile…meravigliosamente umano. Rassegnati
ormai all’idea che Carrey non riscuota grandi simpatie agli Academy
Awards ci accontenteremmo anche di un Golden Globe. Kate Winslet non ha
difficoltà a reggere il ruolo con estrema personalità, distante anni
luce dall’algida e anonima Rose del pluripremiato TITANIC. Ottime anche
le musiche della colonna sonora originale, composta dal cantautore e
produttore losangelino John Brion, già autore dei temi principali di
MAGNOLIA e PUNCH DRUNK LOVE.
Una pellicola senza sbavature, sapientemente curata nei minimi
particolari, che fa centro sotto ogni punto di vista. Capolavoro. Unico
neo: il titolo italiano.
Voto: 30/30
29.10.2004 |