
La sensazione che SAW avesse tra le proprie armi qualcosa di più e di
meglio dei tradizionali thriller un po' orrorifici e un po' psicologici
che aggrediscono il mercato come cavallette mutanti era nell'aria già da
tempo. Faceva ben sperare, ad esempio, il fatto che si trattasse
dell'opera di un esordiente assoluto, costata relativamente poco ed
affidata ad interpreti che certamente non erano stati scelti per
l'impatto commerciale che la loro presenza sullo schermo avrebbe
garantito (un Danny Glover da gerontocomio non mi sembra si possa
definire una star). La favoletta del film “indie”, insomma; quella che
spesso serve ad ammantare di credibilità posticcia un prodotto in cui
nessuno crede, ma che a volte rivela un happy ending. E' stato il caso
di DONNIE DARKO ed, ora con le dovute differenze, è la volta di SAW. La
vicenda, condotta secondo un meccanismo “a matrioska” per cui ogni
rivelazione conduce ad ulteriori interrogativi, è quella di un serial
killer che si diverte a porre le proprie vittime in situazioni estreme,
spingendole a lottare contro la paura e l'orrore per salvarsi da morti
orribili. Protagonisti sono due perfetti sconosciuti (interpretati da
Cary Elwes e Leigh Whannell, entrambi inguardabili) che si ritrovano
incatenati ai due lati opposti di un bagno pubblico abbandonato,
costretti a sottostare alla volontà sadica dell'Enigmista e ad accettare
le assurde prove che questo sottopone loro.
Wan trova in una sceneggiatura assolutamente funzionale e discretamente
sintetica il terreno ideale su cui costruire l'intrecciarsi di flashback
e colpi di scena che sostanzialmente rappresentano l'ossatura del film;
tanti e a volte invadenti gli ammiccamenti fincheriani, a partire dalla
fotografia praticamente monocromatica fino alla costruzione di uno
sguardo apertamente morboso sulla morte e sull'imposizione della morte.
Se si eccettuano le giustificabili riverenze al cinema ispiratore di SAW
(c'è chi ci ha visto anche qualcosa di THE CUBE, ma il riferimento
assoluto rimane SEVEN), Wan gira con discreto mestiere e adotta uno
stile che ammicca al videoclip ma a conti fatti ha poche velleità
estetizzanti. Il film diverte e sorprende, rivela apertamente la propria
natura di prodotto di intrattenimento ma evita inutili pose
parodistiche, tralasciando per lo più la caratterizzazione dei
personaggi (anche i due “reclusi” non possono vantare psicologie
particolarmente evolute) e concentrandosi sullo sfruttamento delle
risorse offerte dalla bella sceneggiatura. Momenti di stanca giusto
qualcuno, ma per lo più l'alternanza tra le compressioni rappresentate
dai flashbacks e le decompressioni conseguenti al ritorno all'hic et
nunc costituisce un intreccio ritmico di buona fattura. Finale a
sorpresa d'obbligo e tutti a casa felici. Film per palati tutt'altro che
fini questo SAW, che sopperisce con l'entusiasmo non comune profuso nel
progetto a certe inevitabili grossolanità. Come si usava dire in altri
contesti, it's only rock'n roll but I like it.
Voto: 26/30
28:01:2005 |