SAW - L'ENIGIMISTA

di James Wan
Con: Cary Elves, Danny Glover

di Riccardo FASSONE


La sensazione che SAW avesse tra le proprie armi qualcosa di più e di meglio dei tradizionali thriller un po' orrorifici e un po' psicologici che aggrediscono il mercato come cavallette mutanti era nell'aria già da tempo. Faceva ben sperare, ad esempio, il fatto che si trattasse dell'opera di un esordiente assoluto, costata relativamente poco ed affidata ad interpreti che certamente non erano stati scelti per l'impatto commerciale che la loro presenza sullo schermo avrebbe garantito (un Danny Glover da gerontocomio non mi sembra si possa definire una star). La favoletta del film “indie”, insomma; quella che spesso serve ad ammantare di credibilità posticcia un prodotto in cui nessuno crede, ma che a volte rivela un happy ending. E' stato il caso di DONNIE DARKO ed, ora con le dovute differenze, è la volta di SAW. La vicenda, condotta secondo un meccanismo “a matrioska” per cui ogni rivelazione conduce ad ulteriori interrogativi, è quella di un serial killer che si diverte a porre le proprie vittime in situazioni estreme, spingendole a lottare contro la paura e l'orrore per salvarsi da morti orribili. Protagonisti sono due perfetti sconosciuti (interpretati da Cary Elwes e Leigh Whannell, entrambi inguardabili) che si ritrovano incatenati ai due lati opposti di un bagno pubblico abbandonato, costretti a sottostare alla volontà sadica dell'Enigmista e ad accettare le assurde prove che questo sottopone loro.
Wan trova in una sceneggiatura assolutamente funzionale e discretamente sintetica il terreno ideale su cui costruire l'intrecciarsi di flashback e colpi di scena che sostanzialmente rappresentano l'ossatura del film; tanti e a volte invadenti gli ammiccamenti fincheriani, a partire dalla fotografia praticamente monocromatica fino alla costruzione di uno sguardo apertamente morboso sulla morte e sull'imposizione della morte. Se si eccettuano le giustificabili riverenze al cinema ispiratore di SAW (c'è chi ci ha visto anche qualcosa di THE CUBE, ma il riferimento assoluto rimane SEVEN), Wan gira con discreto mestiere e adotta uno stile che ammicca al videoclip ma a conti fatti ha poche velleità estetizzanti. Il film diverte e sorprende, rivela apertamente la propria natura di prodotto di intrattenimento ma evita inutili pose parodistiche, tralasciando per lo più la caratterizzazione dei personaggi (anche i due “reclusi” non possono vantare psicologie particolarmente evolute) e concentrandosi sullo sfruttamento delle risorse offerte dalla bella sceneggiatura. Momenti di stanca giusto qualcuno, ma per lo più l'alternanza tra le compressioni rappresentate dai flashbacks e le decompressioni conseguenti al ritorno all'hic et nunc costituisce un intreccio ritmico di buona fattura. Finale a sorpresa d'obbligo e tutti a casa felici. Film per palati tutt'altro che fini questo SAW, che sopperisce con l'entusiasmo non comune profuso nel progetto a certe inevitabili grossolanità. Come si usava dire in altri contesti, it's only rock'n roll but I like it.
 

Voto: 26/30

28:01:2005


::: altre recensioni :::