
La provincia americana è ormai diventata, oltre che luogo fisico, contesto
privilegiato di tanta narrativa e tanto cinema a stelle e strisce. Gli
ambienti e le situazioni descritte prevedono, solitamente: il rapporto
conflittuale del protagonista con ciò che lo circonda, siano spazi o persone
(solitamente asfittici e meschine); l'intervento di una componente esterna
che pone interrogativi e porta al climax della storia; lo scioglimento
del nodo narrativo, con la fuga del protagonista o la ricomposizione del
rapporto col luogo d'origine, su nuove basi.
In questo piccolo film volutamente di "serie B" (ma allora occorre definire
anche una "C", una "D", etc), lo schema è quello descritto. L'antefatto
è il classico tradimento consumato al sole di un paesino del Montana,
dove a farne le spese è, more solito, un marito tanto stolto quanto codardo,
ma capace di un gesto da leone, che ha il potere di sconvolgere le vite
della moglie adultera dell'amante, impersonato dal sempre più affermato
Joaquin Phoenix (DA MORIRE, IL GLADIATORE ). L'elemento esterno è un cavaliere
solitario (il Vince Vaughn di LE LOCUSTE e PSYCHO), che sembra inoffensivo
nella sua discesa verso il paesino bruciato dal sole, ma, in realtà è
lì per portare tempesta.
Il cast è perfetto, perché Vaughn è ambiguo persino nel modo in cui ordina
qualcosa al bar o s'accende la sigaretta, ma "vitale", mentre Phoenix
sembra sempre covare lampi autodistruttivi da personalità "borderline",
ma dietro un'apparenza da apatico figlio dei figli dei fiori. In due parole:
dei grandi attori.
Il film scorre via veloce, tra autocitazioni di chi produce (Ridley Scott
e la scena in cui l'investigatrice guarda ALIEN), e prove di solido mestiere
da parte di chi dirige (David Dobkin, proveniente dai video musicali),
il quale, sia ben chiaro, vorrebbe poter essere il Lynch di WILD AT HEART
o, meglio, TWIN PEAKS; ma, in quei casi, la provincia descritta coniugava
orrore e purezza, deriva mentale e linearità; dei sentimenti in modo tale
che ogni dettaglio visivo (l'orecchio, la pompa che innaffia il prato,
l'aerosol di Hopper, l'arredo dell'appartamento), ogni scena e ogni gesto
degli attori fossero carichi di quella doppia e opposta valenza, mentre
qui la netta distinzione Bene/Male mette presto fine alla speranza di
trovarci immersi nel disagio per le successive due ore. Senza contare
che la "calata" del serial killer appare, quanto meno, poco preparata
anche da un punto di vista narrativo, così come non sufficientemente sviluppato
l'incastro delle vicende di sangue relative a Vaughn con il dramma iniziale
di Joaquin Phoenix (Clay Pigeons nel film, che poi è anche il titolo originale
).
Ideale, in ogni caso , per una visione da arena estiva.
Voto: 24/30
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