
Anni settanta del diciannovesimo secolo.
Il capitano Woodrow Algren, alcolista e tormentato dai sensi di colpa per
aver preso parte contro voglia allo sterminio di una tribù di pellerossa,
viene coinvolto in una nuova missione dal suo odiato generale: dovrà recarsi
in Giappone ad addestrare le truppe dell’Imperatore impegnate a contrastare
gli attacchi delle tribù di samurai ribelli. Catturato da essi, imparerà a
conoscere le ragioni e le virtù di un popolo di guerrieri e finirà col
sposarne la causa. Prevedibile parabola di formazione sull’occidentale che
si scontra con una cultura altra in quello che è di fatto una versione per
famiglie e in salsa orientale di UN UOMO CHIAMATO CAVALLO di Silverstein.
Cruise - ormai navigato produttore di se stesso e della sua immagine - si
cuce addosso il più classico dei ruoli del reietto caduto in rovina (ma lui
aveva solo eseguito gli ordini...) che si riscatta convertendosi alla giusta
causa, diventa un eroe e trova pure famiglia. Pomposa confezione formato
Oscar, grande dispendio di comparse e scenari mozzafiato ma anche un
irritante bozzettismo nel definire i vari personaggi e una antropologia da
cartolina che rende tutto un po’ fasullo e rozzamente manicheo: da una parte
c’è il popolo dei samurai, estremo baluardo di un universo di valori alti e
spiritualità, dall’altra c’è il Giappone dei notabili che complottano e dei
militari corrotti dal morbo dell’occidente. La quantità di lacrime e
retorica dispensate dal gran finale basterebbe da sola a riempire altri tre
o quattro film.
Sito ufficiale
Voto: 19/30
23.01.2004
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