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saL di Steve McQueen con Val Lauren, James Franco, Jim Parrack |
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17/30
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Datemi, dunque, un corpo.
Cassavetes fu dunque il redentore del corpo, quella sorta di condensatore istantaneo di passato e futuro che non si poneva più come ostacolo all’intenzione di veicolare l’Idea e alla restituzione della Vita, ma riusciva, finalmente, a utilizzare il gesto come sviluppo degli atteggiamenti dei personaggi, dai quali storia o intreccio uscivano a mo’ di “secrezione” (Deleuze), invece che esserne l’a-priori inestricabile. Il problema, che Franco non coglie, è che dal gesto deve derivare una successione di concatenamenti e lo spazio è il primo in tale sequenza. Atteggiamenti – gesti – spazio. Questa catena non viene nemmeno creata, definita dal regista, poiché egli non ha compreso la necessità che il corpo sia nodo di atteggiamenti. La m.d.p. non è piantata dentro o sopra Sal Mineo/Val Lauren, che di fatto è ingombrante oggetto di attenzione feticista, ma rimane saldamente ancorata al braccio disarmato di chi pretende di dirigere un film sulle ultime ore dell’attore italo-americano. Il corpo di Sal/Val è sordo, ottuso, ritagliato nelle porzioni, nei chili di carne che JF desidera (mostrare), quasi mai a figura intera, in modo che possa interagire, tanto per fare un esempio, con un muro o altro. Fette di Sal Mineo non secernono la storia, ma dialoghi che si fanno mestamente carico di riportarcela come un sentito dire di seconda mano. Nelle scene in auto, ad esempio, tutto è eluso, persino l’oggettualità afona e pesante di Lauren: vediamo la strada oltre il parabrezza, vediamo lo specchietto, udiamo parole che rimbalzano l’una sull’altra e restiamo lì, anzi qui, davanti all’invisibilità dell’intreccio, ma anche dei corpi, assenti, come sta lo stesso James Franco nel pre-finale, di fronte alla messa in scena teatrale arrangiata da Mineo poco prima di essere ucciso. Il regista si fa riprendere di spalle mentre dà indicazioni agli attori (non basta questo per fare come Cassavetes ne LA SERA DELLA PRIMA), intrappolato in una meta-testualità naive, inesplorata perché inesplorabile. Lodevolissimo l’intento di riscattare una figura complessa come quella dell’enfant prodige di GIOVENTù BRUCIATA (Mineo era Plato, amico di Jimmy Dean), persasi nel micro/macrocosmo hollywoodiano e di voler fare coming out per interposta pellicola, ma il film non c’è. Non solo Cassavetes, ma anche Gus Van Sant, improvvidamente tirato in ballo da J.F., è lontano anni luce e non basta il taglia e incolla di lost footages - le news televisive sull’assassinio dell’attore - per avvicinare SAL a MILK. E convinciamoci, proprio perché siamo in pieno terzo millennio, che difendere questo indifendibile film è atto di allineamento ipocrita alle logiche del politically correct a tutti i costi.
09:09:2011 |
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