RUSTLING IN BED
di Tajiri Yuri

Questo mediometraggio come anche il lungo "Chinpira" di Mochizuki Rokuro, 2000 visto in questa mostra fanno sfoggio di un erotismo esplicito che è presente indubbiamente in altre cinematografie orientali del momento (si pensi a quella di Hong Kong vista l’anno scorso a Venezia) e che talvolta sconfina nel pornografico. Ma ciò che distingue "Rustling in bed" è un uso nient’affatto subdolo o fascinoso dell’eros ma direi "drammatico", affabulatorio ed anzi "epico" nel senso che gli viene attribuito il compito di tessere il tempo proprio del film: il presente. Le immagini e i suoni (il "frusciare nel letto") ci dicono assolutamente tutto, nulla rimane sullo sfondo come un sostrato ancora da sviluppare dei personaggi o di una loro possibile storia perché allo spettatore viene offerto un incontro ripetuto di due giovani corpi senza passato e senza futuro sulla scorta di un infantile "…e poi" cui non si accorda mai un "perché…" di spiegazione: lo spettatore si riempie di tu tto quello che c’è in campo e immagina tutto quello che al presente ne viene tenuto fuori. Il piacere prodotto è quello dell’evasione, dell’intrattenersi in scene amene ed eccitanti, senza chiedere nulla ai personaggi: l’alcova d’amore è sempre la stessa perché si vuole che tutto rimanga uguale fuorché la continua diversità dell’amplesso, dell’immagine-movimento che estromette ogni immagine-tempo che ne approfondisca la storia. L’immagine è così piatta, così satura di presente che l’ultima sequenza ci restituisce la protagonista completamente inondata dalla luce, una luce calda e benefica che la consegna nelle braccia di un nuovo amante conosciuto, come il primo, per non essere scesa in tempo alla stazione della metropolitana. Sembra che il film si faccia carico di portare sulla scena ciò che di problematico può scaturire dallo "spazio" senza complicare ulteriormente le cose con il "tempo" vissuto dei personaggi, le loro storie passate, i loro ricordi e le loro aspettative. E’ suffic iente vivere in una grande città dei giorni nostri, sembra dirci l’autore e concedersi alla sua vita e ai suoi cambiamenti – come la costruzione di una nuova fermata della metropolitana – per vedere mutati e ritrovare sensati i nostri progetti, la nostra vita e… la nostra storia – senza avere il bisogno di dover fare i conti col tempo.

Voto: 26/30

Alessandro MAZZANTI
04 - 01 - 02


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