ROBOTS
di Chris Wedge
Animazione

di Marco AGUSTONI

 

Al momento di mettersi a parlare di un film d’animazione come ROBOTS, bisogna innanzitutto considerarlo per quello che è: un prodotto destinato all’intrattenimento leggero, con lo scopo di far ridere il pubblico e di appassionarlo ad una storia senza eccessive complicazioni. E questo compito l’opera del team Blue Sky Studios (già dietro il successo de L’ERA GLACIALE) lo svolge egregiamente, regalando un umorismo adatto sia ad adulti che bambini, trovate alle volte geniali, sequenze dinamiche e coinvolgenti, personaggi simpatici e una trama lineare ma sufficientemente appassionante. Certo, non che il racconto di ROBOTS brilli per originalità, l’intera narrazione è piuttosto prevedibile; tuttavia sarebbe sbagliato aspettarsi di più da un’opera realizzata con le suddette finalità.
In breve, in un mondo popolato esclusivamente da robot, interamente metallico, in cui i piccioni vanno caricati a molla, i prati passati con la lucidatrice ed i bebè montati seguendo le istruzioni nella scatola, il giovane ed intraprendente Rodney, complici le aspettative del padre lavapiatti, parte dalla sua cittadina alla volta della grande metropoli - Robot City - con in testa il grande sogno di diventare un inventore di successo e la speranza di incontrare il suo idolo: il generoso scienziato Bigweld. Purtroppo però, una volta arrivato sul posto si troverà di fronte ad una realtà ben diversa: Bigweld è stato scalzato dall’arrivista Ratchet - pilotato dalla perfida madre, Madame Gasket, proprietaria dell’officina sotterranea in cui i vecchi robot vengono fusi e riutilizzati - e ha deciso di non produrre più pezzi di ricambio, condannando così alla rottamazione tutti i robot che non possono permettersi nuovi, sfavillanti componenti. Sarà proprio un gruppetto di robot emarginati, i Rugginosi (fra cui spiccano il robot cialtrone Fender - il cui nome è fin troppo simile al robot farabutto della serie "Futurama", Bender - e la sua determinata sorellina Piper), ad aiutare il giovane robot a ritrovare Bigweld per salvare la situazione, complice anche l’assistente di Ratchet, l’affascinante Cappy.
Nel mezzo tutta una serie di gag ben riuscite, sequenze magistrali come quella dell’imponente costruzione di domino di Bigweld, macchinari complicati che fanno venire alla mente le folli invenzioni di Munari (vedi il pazzesco sistema di trasporto di Robot City, il Crosstown Express, costituito da un insieme incredibile di sfere, binari, martelli e ingranaggi).
Il pregio maggiore di ROBOTS sta comunque soprattutto dietro l’imponente lavoro di realizzazione, che ha impegnato oltre che il regista Chris Weldge e il co-regista Carlos Saldanha, l’illustratore William Joyce, gli sceneggiatori professionisti Lowell Ganz e Babaloo Mandell e soprattutto una imponente schiera di tecnici, grafici e programmatori che, anche grazie a tecnologie innovatrici realizzate appositamente per il film, sono riusciti ad ottenere dei risultati in ambito di animazione 3D realmente stupefacenti. I personaggi, per quanto numerosi, sono tutti estremamente curati, fin nei minimi particolari, quali segni di ruggine, graffi ed imperfezioni varie. Gli scenari sono di un’ampiezza e di un respiro notevoli e la sensazione di verosimiglianza delle luci e delle superfici metalliche ha raggiunto nuove soglie.
Certo, in queste grandi produzioni di animazione mainstream, la sensazione che si ha è sempre quella di essere di fronte a un divertimento fin troppo calcolato, a qualcosa di simile alle “fantasie serializzate” di cui accennavo in una mia precedente recensione, insomma di fronte ad un prodotto uscito da una catena di montaggio. Ebbene, in parte ROBOTS è questo, ma forse si può soprassedere, perché se almeno i prodotti del business del divertimento fossero tutti di questa qualità non dovremmo disperarci per la gran quantità di opere studiate a tavolino ma comunque di infimo livello che circolano.
Per quanto riguarda invece il doppiaggio in italiano, nel complesso è piuttosto buono, peccato che la trovata pubblicitaria di far interpretare a DJ Francesco il personaggio principale abbia indebolito la produzione in uno dei punti cardine: la voce di Rodney risulta infatti una delle più piatte. Nella versione originale è invece affidata ad un ben più prestigioso Ewan McGregor (affiancato da Robbie Williams, che presta la voce a Fender), e sarei proprio curioso di vedere il film in inglese così da potermi rendere conto della differenza.
E’ infine necessario un paragone con il predecessore di ROBOTS, il fortunatissimo L’ERA GLACIALE (Ice Age), con cui condivide alcune caratteristiche, fra cui il tipo di humor ed il buonismo, ma rispetto a cui compie un decisivo passo avanti (tralasciando gli aspetti tecnici, che per ovvie ragioni temporali sono decisamente superiori in ROBOTS), sia per quanto riguarda una trama sicuramente prevedibile ma comunque meno ingenua (non dobbiamo sorbirci per ben due volte la “morte apparente” di uno dei personaggi), sia per il fatto di aver creato da zero un intero universo, popolato di soli automi, sia per una maggiore raffinatezza nel delineare le psicologie dei personaggi.
Un paio di ultime notazioni: una riguarda la “struttura livellare” di Robot City, che riproduce la suddivisione in classi di una società fortemente stratificata. Si parte infatti dall’underworld della fonderia di Madame Gasket, per passare ai bassifondi scalcinati dei Rugginosi, attraverso le abitazioni colorate ma disordinate della middle-class, fino ad arrivare ai palazzi lucidi e imponenti dell’élite robotica. L’altra concerne il fatto che questa suddivisione viene convalidata dal film sin dal momento in cui risulta evidente che la “proletaria” Piper non avrà alcuna speranza di competere con la “alto-borghese” Cappy nel far breccia nel cuore di Rodney.
 

Voto: 24/30

17:03:2005

ROBOTS

Regia: Chris Wedge
Anno: 2005
Nazione: Stati Uniti d'America
Data uscita in Italia: 24:03:2005
Genere: Animazione, Commedia