Per la terza volta mi trovo
a vedere un film tratto da un romanzo. Come sempre ritengo che questo non mi
interessa, un film è un film e un romanzo è un romanzo.. Sistemi diversi che
vanno studiati per quello che sono e non paragonati.
Detto questo un accenno di partenza al romanzo di Richard Yates è doveroso
in quanto pietra miliare per un'intera generazione di scrittori statunitensi
e capolavoro indiscusso della letteratura americana.
La storia è quella di una giovane coppia dalle fantasie un po' bohemien che
nonostante la convinzione di essere diversa dalle altre persone e nonostante
il desiderio di condurre una vita diversa dai canoni della media borghesia
(bella casetta, due figli, maritino responsabile e lavoratore e mogliettina
casa e famiglia) si ritrova a diventare quello che ha sempre disprezzato.
L'idea di un trasferimento dalla loro casa nel Connecticut a Parigi prima
apre nuove prospettiva, ma in seguito crea voragini esistenziali che
conducono inevitabilmente ad un epilogo non proprio da commedia dell'anno.
La trama è pressocchè identica nelle due versioni, ma pare interessante che
mentre nel romanzo il punto di vista focale è quello del protagonista
maschile, nel film è quello della protagonista femminile.
Il film vale la pena di essere visto, e su questo c'è poco da dire. Kate
Winslet è l'attrice migliore della sua generazione, che definire
straordinaria è poco, con una capacità di rendersi fisica nonostante la
celluloide sia un elemento bidimensionale che mi stupisce tutte le volte e
Di Caprio, proprio per la sua incapacità genetica di invecchiare e
imbolsirsi rende il suo personaggio oscuro, difficilmente decifrabile,
proprio come lo sarebbe una persona nelle sue stesse condizioni, diviso fra
il desiderio e una realtà squallida, ma anche comoda e allettante.
è anche
interessante il fatto che si tratti di due attori che un po' incarnano
proprio questo ideale, la Winslet esce dai teatri underground e dal teatro
vero per approdare al Titanic, simbolo della potenza Hollywoodiana e di
Caprio, nonostante i ruoli difficili e il carattere privato non proprio da
bravo ragazzo è il simbolo contemporaneo della star maschile.
Sam Mendes si riconferma un regista davvero capace nella conduzione degli
attori e nel talento di ragionare sull'America e sulle anime dei
rappresentanti della sua middle class. Ha secondo me lo stesso approccio al
lavoro di Elia Kazan o di Vittorio De Sica e cioè gli attori al centro di
tutto. Erano anche registi che provenivano da forti percorsi teatrali.. ma
qui si trova il neo del film.. e cioè sul fatto che Mendes perde l'occasione
per ragionare di più sullo sguardo, sul linguaggio.. su un carattere davvero
personale del vedere. Da questo punto di vista il film non ha nulla di
incredibile né di memorabile.. e questo dispiace perchè chi pensa a Sam
Mendes pensa ad American Beauty.. e chi ha visto
American Beauty si ricorda
proprio la significanza di alcune immagini.. lo sguardo visivo personale sul
mondo che un regista cinematografico deve avere.
Detto questo spendete bene
il vostro denaro andando a vedere questo film, e state attenti a quello che
promettete al vostro compagno di vita.
25:01:2009
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