
Non sappiamo cosa ne potranno pensare i fan di videogames, ma RESIDENT
EVIL versione cinema può essere tranquillamente visto ed apprezzato
anche da chi - come chi scrive - dell'omonimo videogames non è
riuscito a superare il primo schema per manifesta inferiorità.
Il problema del passaggio dalla consolle alla pellicola non è tra
quelli di più immediata soluzione: il caso LARA CROFT - TOMB RAIDER
ha insegnato molto, con l'aggravante di essere un film francamente brutto.
Lo spettatore che non conosce il gioco di partenza tende ad ignorare tale
origine ed a concentrarsi su ciò che vede sullo schermo; gli adepti
del joystick, al contrario, corrono frequentemente il rischio della delusione,
legato al semplice fatto che, in cambio dell'interattività, si
ritrovano di colpo passivi di fronte allo spettacolo. E' - con le dovute
cautele - lo stesso spaesamento che prende il lettore al cospetto della
riduzione cinematografica del suo romanzo: deve fare i conti con
un'altra interpretazione, ben diversa dalla propria fantasia e
da come questa aveva dato forma al mondo delle pagine.
Non potendo far nostro il filtro del giocatore, possiamo tuttavia sottolineare
le buone qualità di RESIDENT EVIL in quanto prodotto cinematografico
di puro intrattenimento. Paul W.S. Anderson (ma quanti ce ne sono adesso?
Paul Thomas Anderson, Wes Anderson, questo…) ha scritto e realizzato un
film che - per ritmo e visione - manca ben pochi passaggi e sa creare
una tensione senz'altro di livello, specie a livello di effetti sonori.
Ciò non significa - va messo in chiaro - che ci si trovi davanti
ad un capitolo essenziale della storia, anche se del genere fantasy/horror:
no, si tratta di un'operazione chiusa senza sbavature e dunque in grado
di portare a casa le mete prefissate. Azzeccata allora - dopo una lunga
serie di rinvii - anche l'uscita d'inizio estate, momento da sempre amico
di rassegne televisive e nuovi lanci di thriller e affini.
Se è indubbia l'origine "videoludica", RESIDENT EVIL
deve tanto (a volte qualcosa in più…) pure al cinema del passato,
anche piuttosto prossimo. Carpenter si respira come il virus della Umbrella
Corporation (ovvero: un po' dappertutto): l'idea del fortino e del manipolo
contro un omogeneo gruppo di "creature" vengono da DISTRETTO
13: LE BRIGATE DELLA MORTE ma anche dall'ultimo FANTASMI DA MARTE, cui
Anderson - peraltro facendo un film più riuscito, almeno sul piano
della tensione - ha rubato anche l'immagine e l'idea del treno. La Regina
Rossa - il computer killer - altro non è se non una sorta di update
dell'Hal 9000 kubrickiano, con il suo tono pacato e la sua fredda umanità.
Da IL CUBO vengono poi i meccanismi di difesa e gli effetti di "scomposizione"
e gli zombie - da uccidersi con una pallottola in testa, ecc. - sono proprio
quelli di Romero.
Un'ultima parola per Milla Jovovic: raro caso di ex modella con un fisico
adatto al cinema, non tanto per le curve ma per un'atipicità, grazie
a cui potrà - in attesa di sviluppi - ottenere un certo spazio
nel cinema d'azione al femminile (in GIOVANNA D'ARCO era lei l'unico elemento
positivo).
Voto: 27/30
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