
E’ dai tempi di “Spy-Game” che non si vedeva un film di spionaggio, ma
il tentativo di rinverdire questo filone tipico della guerra fredda non
sembra sortire l’effetto sperato. Intrigante la nuova prospettiva che ci
mostra il reclutamento e l’addestramento dei futuri agenti; bella prova di
Al Pacino, qui grintoso e convincente, anche se continua a gigioneggiare con
i suoi monologhi teatrali, ma quando si riduce all’osso la storia per
trovare un plot convincente, la barca comincia a fare acqua.Finiti i nemici
istituzionali non ci si può tuffare smaccatamente contro il nuovo diavolo
mediorientale, quindi si preferisce un intrigo più casalingo con
doppiogiochisti e false tracce, d’altronde, come recita furbescamente la
“tag line”, niente è ciò che sembra.Che si tratti di una pellicola di
propaganda mascherata da action-movie è abbastanza evidente, seppure lo
spettatore non se ne fosse accorto, chi ha avuto la “fortuna” di leggere il
press-book ha potuto notare il bel lavoro di maquillage che è stato fatto
sulla CIA, occulto braccio armato americano, e le belle parole spese per
promuoverne un’immagine fresca e rispettabile (“tutti conoscono i nostri
fallimenti, ma nessuno sa dei nostri successi).Ma veniamo al succo: Walter
Burke (Al Pacino) è un agente CIA, ex-operativo, specializzato nel
reclutamento e l’addestramento delle nuove leve. James Clayton (Colin
Farrel) è un ragazzo un po’ sbandato, ma dalle grande possibilità che Burke
intravede prontamente.Convinto, in maniera non proprio ortodossa, ad unirsi
al servizio segreto più potente del mondo, James si trova catapultato nella
“Fattoria”, il campo d’addestramento che sotto una facciata di bucolica
calma, nasconde un modernissimo apparato per forgiare i futuri agenti. Scopo
principale dell’addestramento non è solo quello di “formare”, ma soprattutto
di testare i candidati per stabilire il loro punto di rottura che per James
sembra più vicino di altri.Ma proprio quando ogni speranza sembra persa, per
James può iniziare una nuova vita.Un film godibile anche se con dei colpi di
scena non proprio efficaci, supportato da una discreta regia e dei buoni
interpreti. PS - Bridget Moynahan sembra il clone più giovane di Ashley
Judd.
Link:
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Voto: 21/30
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