Tratto dal celeberrimo e omonimo romanzo scritto da Michel Houellebecq il
film di Oskar Roehler giunge nelle sale dopo essere stato presentato in
anteprima al festival di Berlino, riscuotendo peraltro una tiepida
accoglienza. Considerato, del resto, l’enorme eco sollevatosi nel 2000, anno
d’uscita del libro, non si può negare che le aspettative di pubblico e
critica fossero tante e, come spesso avviene in questi casi (ovvero per le
trasposizioni letterario/cinematografiche), vicino alle aspettative covavano
anche le paure. Chi ha amato fortemente un romanzo tende a trovarsi
imbarazzato davanti alla sua riduzione filmica in quanto da un lato si sente
nei suoi confronti critico e distaccato, quasi snob; mentre dall’altro lato
di certo si sentirà curioso, attratto, desideroso se non altro di rivivere
le emozioni che gli erano state concesse attraverso le pagine del romanzo.
Il film di Roelher riesce a momenti a rievocare l’intensità del libro di
Houellebecq ma, vuoi per gli obblighi contingenti del mezzo cinema (il
tempo, i tagli), vuoi per la difficoltà di rapportarsi ad un opera così
composita e complessa, il risultato finale ottenuto lascia un po’
indifferenti. La pellicola si rivela piuttosto fedele al libro, anche se
nell’insieme appare di certo più sobria: non viene mostrata buona parte
della morbosità sessuale del romanzo, viene tralasciata la sagace critica
dell’autore alla società contemporanea, ed il finale viene edulcorato
attraverso una parvenza di happy ending per una delle due coppie
protagoniste; per il resto però la storia rimane quella.
Bruno e Michel sono due fratellastri senza niente in comune tranne una madre
hippy che li ha abbandonati entrambi. Le loro vite, per quanto diverse, sono
entrambe segnate da un profondo disagio, che emerge specialmente nel
rapporto con le donne. Michel le evita, rinchiudendosi nei suoi studi
scientifici che non a caso mirano ad una riproduzione asessuata della specie
umana. Bruno al contrario non ne può fare a meno, ma al contempo sembra non
riuscire ad accettarle, o perlomeno non nella loro interezza di persone.
Bruno e Michel sembrano essere l’incarnazione di due esasperazioni ed è in
effetti molto plausibile vederli come le due anime di una sola persona o,
addirittura di una sola società. Basti pensare a come il mondo
contemporaneo, ovvero la cosiddetta civiltà occidentale, sia sempre più
divisa tra pulsioni e individualismo, tra bisogni sotterranei irreprimibili
(di contatto fisico, calore umano) e realtà inappaganti (di freddezza,
solitudine, formalismo).
Pur con interpreti efficaci, i cui volti si rivelano particolarmente
azzeccati, il film di Roehler non riesce ad emozionare se non a tratti, come
ad esempio nel riuscito finale con i tre protagonisti sulla spiaggia; i
troppi tagli mal gestiti e qualche eccesso melodrammatico contribuiscono
tuttavia a rendere il film solo parzialmente riuscito.
Voto: 21/30
21/05/2006 |