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"Dei bambini non si sa niente", recitava il
titolo di un libro di Simona Vinci, qualche anno fa. E ai bambini non si
offre molto, dentro e fuori gli schermi, se si escludono i prodigi di
un’animazione che sempre più sistematicamente strizza l’occhio ad un
pubblico adulto e di una produzione di fiction improntata alla
più banale e melensa moraletta deamicisiana. Arriva Danny Boyle, il
visionario acido e pop di
Trainspotting, e alla faccia di tutti i maghetti e le streghette
del piccolo e grande schermo confeziona un film con la spavalderia e la
leggerezza di chi il mondo dell’infanzia lo conosce bene - e soprattutto
lo rispetta - infarcendolo di santi visionari speculatori in erba ladri
adulti avidi e calcolatori sentimenti veri e affetti interessati.
Millions è un piccolo
gioiello, per la genialità della sceneggiatura, per la vivacità dei
dialoghi e le tinte shock della fotografia, un universo balordo e
stralunato col quale in qualche modo si risarcisce quel piccolo cadavere
in decomposizione di
Trainspotting che ci urlava dallo schermo la nostra cecità di
adulti.
Mentre è nel suo
rifugio di cartone ai margini di una railway in compagnia
dell’ennesimo santo, a Damien casca letteralmente in testa dal cielo -
divino segnale! - una borsa zeppa di sterline. Il fratello maggiore
decide di tenere segreta la faccenda per via del fisco, di
capitalizzare, da consumato businessman, magari investendo nel mattone,
e comprandosi il rispetto dei compagni di scuola. Damien persuaso della
missione salvifica cui è stato chiamato vorrebbe riscattare tutte le
miserie del mondo (“Voi siete poveri?” domanda a chiunque incontri per
strada). Ma inevitabilmente il segreto viene scoperto dagli adulti, ed è
l’inizio della fine. Tra inseguimenti minacce corse pericoli scampati
sarà Damien a ristabilire intelligentemente l’ordine e la pace turbati
dal miraggio della ricchezza, perché non sempre è vero che money
makes the world go round… Voto: 28/30 16:04:2005 |
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