
Quattro giovani neodiplomati raggiungono
una baita sperduta in mezzo ad un bosco per fare un po' di baldoria. Questa
volta però ad attenderli non c'è un maniaco mascherato e armato di machete
ma un nemico invisibile ancora più temibile. Cosa ci vuole per fare un
horror dignitoso? Un minimo di professionalità nella confezione (fotografia,
sonoro, ecc.), attori con un po' di dignità, un autore e/o un regista che si
possano definire tali. A queste caratteristiche CABIN FEVER aggiunge anche
il carattere: ci crede (cinematograficamente parlando) in quello che mostra.
Certo, siamo fermi ancora alla natura matrigna che cela l'insidia, alla
vecchia equazione sesso = male = morte (peraltro molto radicata nella
cultura puritana protestante di certe zone della vecchia America), al fatto
che i danni peggiori li commette prima di tutto l'irrazionalità umana,
sempre in agguato nell'ombra nonostante il cosiddetto "progresso". Eppure
questa peculiare amalgama dai vaghi sapori cronemberghiani, tra carne
corrosa e ironia per una volta non sguaiata, funziona eccome. Virulenta
metastasi del genere. Quello di CABIN FEVER è un orrore che, come nella
realtà, si manifesta pienamente alla luce del sole, sa esaltarsi nel formato
panoramico sfruttato nelle sue potenzialità e in un crescendo di tensione
gestito con sapienza dal montaggio. Pure il finale demenzialoide questa
volta non stona, anzi. In fondo gli appassionati non chiedono mica la luna.
Sito ufficiale
Voto: 27/30
03.10.2003
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