
L'ennesima patetica storiella d'amore tra una fanciulla dai capelli biondi
e un Rambo muscoloso dal cuore tenero. Questa volta la fanciulla, Alice,
una Meg Ryan per fortuna sempre molto graziosa, è la moglie in crisi di
un dipendente di una spietata multinazionale americana, la quale costruisce
dighe come copertura umanitaria ad attività più redditizie di sfruttamento
delle popolazioni locali. Il supermen di turno, Terry, è il gladiatore
Russel Crowe ormai irrimediabilmente sparato nell'orbita dei sex symbol
tutto muscoli, coraggio, cervello, fermezza, virtù, autocontrollo (eccS
ecc.. eccS!).
Il marito di lei, peraltro uomo integerrimo e solido professionista che
crede nel significato umanitario del suo lavoro, viene rapito da una banda
di ex guerriglieri, nati come terroristi politici ma reinventatisi meno
idealisticamente narcotrafficanti e rapitori di manager americani in missione.
Così il terzo incomodo viene subito "scansato" dalla narrazione e lascia
via libera al rapporto tra i due protagonisti. Il nostro supermen si presenta
nei panni (giacca e cravatta) di un negoziatore professionista (naturalmente
il migliore sul mercato) ma poi, quando subentrano inconventi amministrativi,
dopo un breve intervallo di tormentata riflessione, abbandona la veste
ufficiale e mette i suoi talenti a servizio della causa umana. Sulle prime
Rambo e Cenerentola si beccano un po' (giustamente sono due personalità
forti, nel duemila le donne sono diventate aggressive e sanno difendersi
come gli uomini) poi però cedono al trasporto del sentimento e si lasciano
coinvolgere nella storia del loro amore impossibile.
Quando sembra che la vicenda è risolta e i rapitori si accontentano di
un abbordabile riscatto, subentra la complicazione narrativa del tentativo
di fuga da parte del prigioniero: così il nostro negoziatore può trasformarsi
in Rambo e, dopo aver dato dimostrazione di arguzia e mestiere nella trattativa,
va ad esibire le sue doti di guerriero impavido nell'incursione militare.
L'operazione ha successo, Rambo nella sua impeccabile virtù rischia la
vita per salvare il suo rivale in amore e lo consegna tutt'intero all'amata.
Purtoppo però la virtù non paga e il nostro eroe se ne va da solo consolandosi
con le lacrime del pubblico. Quando c'è il buono ci deve per forza essere
anche il cattivo: i guerriglieri non sono certo poveri affamati, ma spietati,
infidi e volgari delinquenti, brutti e puzzolenti e lo sfigato Peter,
prigioniero e cornuto, si prende la soddisfazione di ammazzare il più
antipatico di loro dandogli anche del "porco!".
La narrazione è certamente ben impacchettata dal lavoro di un regista
e di una equipe che mostrano di conoscere bene il loro mestiere. La storiella
sentimentale è resa ancor più interessante e credibile dalle dicerie sull'amore
che sarebbe nato sul set tra Meg Ryan e Crowe: forse solo una montatura
a scopo commerciale? Non lo sappiamo e non ci interessa.
Il film vanta un intento socio-politico nella denuncia di una realtà drammatica
che riguarda i paesi dell'America Latina, soprattutto Equador e Colombia,
ma il regista Hackford lamenta il fatto che il gossip montato dai mass
media sulla love-story tra gli attori, abbia messo in secondo piano il
tema portante. Non sappiamo se il tema portante sia la denuncia o l'incasso
ai botteghini, ma è certo che fin quando i film verranno costruiti sulle
patetiche e nauseanti figure di un invincibile guerriero ipervirtuoso
e della sua dama che lottano contro i cattivi, modello "eroi col film
intorno", il tema portante, ammesso che ce ne sia uno, passerà sempre
in secondo piano ed il Cinema non godrà mai di quella urgenza espressiva
e di quella faticosa ricerca linguistica che altrove lo rendono arte.
Voto: 22/30
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