
Torna ai giorni nostri Avati, dopo il viaggio nella Bologna di inizio
secolo de IL CUORE ALTROVE. E ancora una volta è un viaggio nei
sentimenti, in quel Tutto personalissimo eppure universale di cui è
impastata l’esistenza di ciascuno di noi. Così da contraltare alla
storia di amicizia amore delusioni aspettative frustrate malcelate
gelosie e rivalità - tutta la ridda quotidiana eppure sempre così
sorprendente e nuova di sentimenti e emozioni - stanno le comete, che
compaiono aritmicamente, con la brevissima storia delle loro apparizioni
(soltanto una frase sullo sfondo blu notte del cielo), a scandire la
vicenda narrata.
Il personalissimo e l’universale, la
prospettiva cosmica che però non annega la vicenda umana nella
meschinità dell’immensamente piccolo, anzi l’accompagna con un tocco di
tenera indulgenza, e le dà luce.
Nick e Gianca si incontrano su un treno per Perugia, per l’ammissione
alla scuola di musica dell’Umbria Jazz. Hanno vent’anni e al braccio le
custodie dei loro strumenti, sax e tromba. Gianca, figlio della buona e
calcolatamente ipocrita borghesia bolognese, è stato avviato alla musica
dal padre, pianista mancato, piegato dal rammarico di una carriera
sfumata (il bravo Johnny Dorelli che regala al suo personaggio tutta
l’energia compressa di una lunghissima assenza dal grande schermo ed
offre una bella interpretazione della tristezza della vecchiaia, col suo
fardello di rimpianti e rancori) che tenta attraverso il figlio il suo
riscatto. Nick non ha molto da perdere. La tromba l’ha trovata in una
macchina rubata, capitata per caso all’autolavaggio nel quale lavora, e
per quello ha iniziato a suonare, non sa nulla di teoria e solfeggio ma
ha un talento straordinario, unito al fascino bohemienne
dell’artista nato. Inevitabile che il suo valore venga rapidamente
fiutato da un gruppo di discografici milanesi che ascoltano in uno
scantinato semivuoto l’esibizione della band che i due hanno messo in
piedi. La sua partenza costringe Gianca a gettare la spugna e ad
abbandonare il suo sogno. Con rabbia ma umiltà accetta l’evidenza: la
passione non basta, a lui manca quel tocco di imponderabile genialità
che rende Nick un grande musicista. L’amore per la bella Francesca (la
Puccini finalmente liberata da pizzi e crinoline dell’Elisa televisiva,
e convincente) pur se tormentato dalla rivalità che tra i due nasce per
lei (che sposerà Gianca, innamorata della venerazione che egli ha per
lei più che dell’uomo) finirà per bastargli. E Nick come una cometa
sparirà per sempre dalle loro vite, dopo aver brillato in maniera così
intollerabilmente forte per un istante.
Un film piacevole e delicato, che forse non raggiunge la poesia de IL
CUORE ALTROVE ma che siamo sicuri otterrà un discreto successo di
pubblico, anche perché ampia, come ci dicono i fratelli Avati durante la
conferenza stampa, sarà la distribuzione. Un racconto sincero, e certo a
tratti autobiografico, sull’amicizia al maschile, quel legame così
unico, viscerale e cameratesco, complice e scevro da eccessive
complicazioni che sa unire gli uomini più di quanto - ahimè - non sappia
unire le donne tra loro. Ma anche un film sul desiderio, sulla vocazione
e la realizzazione sincera di sé, sul confronto generazionale, sulla
constatazione così amara e struggente del tempo che passa fino a quando
ci si accorge che è arrivato il momento in cui non si chiede più con
eccitazione e trepidazione “… ma quando arrivano le ragazze?”, anch’esse
comete, concretizzazione del desiderio, delle promesse, delle great
expectations che durano troppo spesso un solo brillantissimo
istante.
Voto: 27/30
04:02:2005 |