
Dalla vita di Jacopo Carrucci, detto Il
Pontormo, pittore del ‘500 contemporaneo di Michelangelo. Sullo sfondo di
una Firenze attraversata da eventi cruciali – il dramma della peste, i
conflitti religiosi successivi a Riforma e Controriforma, la fine della
Signoria e dei Principati italiani – il già anziano nonché stimatissimo
pittore Pontormo (Mantegna) difende dall’accusa di stregoneria una giovane
esule fiamminga (Ranzi), tessitrice dei suoi arazzi. L’artista si farà così
difensore, con la propria opera, della libertà e della razionalità in un
periodo di austera intransigenza.
Fago, specializzatosi in film-tv dopo i primi spaghetti-western, dal punto
di vista strettamente registico non si allontana troppo dai prodotti ai
quali è ormai abituato, e questo PONTORMO si farà sicuramente apprezzare di
più sul piccolo schermo. Ciò non significa che i singoli aspetti della
pellicola siano da sottovalutare. La fotografia incontra spesso suggestioni
che richiamano la pittura del tempo e rende efficacemente la fisicità di una
Firenze crudele e violenta come da tradizione; gli interpreti sono scelti
bene (fra tutti l’inquisitore Terzieff) e svolgono il proprio compito con
disinvoltura; la sceneggiatura (scritta da Marilisa Calò e Massimo Felisatti
con la collaborazione del regista) delinea con affetto i personaggi e spiega
sin troppo accuratamente le contraddizioni del periodo, sfiorando più volte
gli accenti schematici e didascalici tipici delle fiction. Del sentimento
che lega la giovane e umile tessitrice al vecchio e geniale pittore non
rimarrà molto, ma si avverte con chiarezza la passione dell’artista per la
propria opera e la libertà di pensiero.
Film più che altro descrittivo, si fa apprezzare proprio per il fatto di
evitare velleità che non gli appartengono. Una prova comunque misurata per
l’ormai esperto artigiano Fago.
Voto: 20/30
30.05.2004
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