pink subaru

di Kazuya Ogawa

con Nidal Badarneh, Nahd Bashir

e con Nozomi Kawata, Akram Khoury

di Mattea Olimpia DI FABIO

 

28/30

 

La vita è più forte della guerra. Questo è il messaggio che il giovane regista giapponese Kazuya Ogawa, la sceneggiatrice italiana Giuliana Mettini e l’attore protagonista arabo israeliano Akram Telawe vogliono trasmettere al pubblico con PINK SUBARU, un microdramma che racconta come Israele e Palestina non siano solo sangue, bombe e raffiche di mitra, ma la quotidianità che scorre ogni giorno e come il furto di una Subaru nuova di zecca possa innescare dinamiche rocambolesche e alimentare il senso di una fratellanza universale e non solo d’armi.

“L’idea è nata da un viaggio fatto insieme a Tayibe nel 2008, piccola città arabo-israeliana a due passi dalla West Bank, con Kazuya e Akram”, racconta la sceneggiatrice in conferenza stampa a Roma lo scorso 23 agosto. “L’intento era quello di filmare l’umanità, dove non c’è una spaccatura netta, e percorrere la strada della normalità”. La quantità di Subaru presenti in Palestina era tale da indurre Kazuya a farci un film e a spostare la macchina da presa su altro, sul piccolo, sul ravvicinato attraverso il punto di vista di un giapponese attento alle contaminazioni culturali.

Una Subaru Legacy nera metallizzata, l’auto più venduta nella zona di confine tra Israele e Palestina, dopo vent’anni di risparmi, era il sogno di Elzober, vedovo e padre di due bambini, cuoco in un sushi bar di Tel Aviv. La deve recuperare a tutti i costi, prima che nella città palestinese di Tulkarem la facciano a pezzi.

Lo stato d’animo che si respira (e condivide) guardando le immagini di CHECKPOINT (2003) di Yoav Shamir, quella sensazione di camminare sempre su un filo, con PINK SUBARU si fa leggero e giocoso. Siamo ovviamente all’opposto. Un fatto, però, rimane: mentre ai posti di blocco tra Israele e Palestina le persone (di origine araba) vengono controllate scrupolosamente, le auto (rubate) da Israele, dove sono acquistate per 20-30-40 mila dollari, passano indisturbate ogni giorno a decine in Palestina, dove vengono smembrate e riacquistate per 700 dollari.

“Sono un palestinese - dice Akram - che vive con un altro milione e mezzo di palestinesi in Israele. Siamo artisti e sappiamo cosa sia la verità. E sotto la verità c’è la pace. Non ci sono checkpoint nel film. Siamo nati con i carri armati. Dalla nascita di Gesù Cristo non c’è mai stata pace. Mio nonno è nato nella guerra. Mia madre è nata nella guerra. Io sono nato nella guerra e mio figlio è nato nella guerra. Ma c’è speranza”.

Opera prima e autofinanziata (la Subaru ha messo a disposizione solo la concessionaria di Tel Aviv e le auto), dopo la presentazione a Torino nel 2009 e in Francia al secondo appuntamento del Culture&Cultures, dopo la premiazione di quest’anno alla ventunesima edizione dello Yubari International Fantastic Film Festival, la commedia etnica PINK SUBARU, attesa anche in Salento, distribuita dalla IRIS in 10 sale italiane il 2 settembre, è un piccolo gioiello di colori e musica che meriterebbe l’attenzione di un pubblico sicuramente più vasto. La versione nipponica di “Que Serà, Serà” è una chicca davvero apprezzabile come apprezzabile è stata la scelta da parte del produttore Mario Miyakawa di evitare il doppiaggio e optare per i sottotitoli per mantenere la ricchezza linguistica dei dialoghi originali in arabo, ebraico e giapponese.

 

08:11:2011

pink subaru

Regia Kazuya Ogawa

Giappone/Israele 2009, 964'
Iris Film Distribution

DUI: 02/09/2011

Commedia