Interpretando lo storico personaggio dell’Ispettore Closeau nella
reinterpretazione (non si tratta infatti di un remake) de LA PANTERA ROSA di
Shawn Levy, Steve Martin si ritrova sulle spalle la pesante eredità lasciata
da Peter Sellers, ormai tutt’uno, nell’immaginario spettatoriale, con il
buffo gendarme francese. Se infatti si tiene la serie originale come pietra
di paragone, questa rilettura moderna sfigura inevitabilmente. Tuttavia,
quasi a mettere le mani avanti, gli stessi Levy e Martin hanno ammesso di
non volersi confrontare con Blake Edwards e Sellers, ma solamente di tentare
di rinnovare la fresca comicità dei film targati Pantera Rosa, pur
rispettandone le atmosfere.
Un Clouseau in salsa moderna, insomma, intento a confrontarsi con Smart,
e-mail e viagra, ma maldestro e a suo modo infallibile come sempre. La
trama, un po’ pasticciata, vede il celebre poliziotto ancora nel rango di
semplice agente, fino al momento in cui la “fortuna” ed il commissario
Dreyfuss (Kevin Kline) decidono di metterci mano. In seguito all’omicidio in
diretta dell’allenatore della squadra di calcio francese, Yves Gluant (Jason
Statham, il Turco di SNATCH), durante una partita con la nazionale cinese, e
al furto del prezioso (ma soprattutto pacchiano) diamante che egli teneva
sempre al dito, la celebre Pantera Rosa, Dreyfuss decide di nominare un
inetto qualunque (o meglio, il re degli inetti) ispettore e di affidargli il
caso, così da depistare i media mentre lui provvede a risolvere l’enigma.
Ovviamente, il prescelto non può che essere Jacques Clouseau, a cui vengono
affiancati il serio gendarme Gilbert Ponton (Jean Reno) e la segretaria
Nicole (Emily Mortimer), completamente persa per il novello ispettore. Fra i
principali indiziati ci sono la fidanzata di Gluant, la stella del pop Xania
(Beyoncé Knowles) ed un giocatore della nazionale. A Clouseau e ai suoi
amici il compito di trovare il colpevole.
I primi dieci minuti di film, forse eccessivamente legati alla loro funzione
puramente introduttiva, riescono a far dubitare seriamente della qualità del
prodotto, ma pian piano il film ingrana, seppure fra scene spesso
prevedibili e battute forzate, e riesce tutto sommato a strappare qualche
risata. Steve Martin riesce a dare una sua interpretazione del personaggio
di Clouseau, e Jean Reno, con il suo fare flemmatico contrapposto all’iperattività
pasticciona dell’Ispettore, sembra essere la spalla ideale. Inoltre, gli
strafalcioni dell’improbabile poliziotto sono sempre quelli della serie
classica (le “stònse”, tanto per intenderci, sono all’ordine del giorno), e
non manca nemmeno l’inevitabile travestimento, che peraltro costituisce una
delle gag più demenziali ma divertenti del film. Addirittura, le imboscate
di Cato (l’unico personaggio chiave eliminato dal riadattamento) sono
sublimate in quelle altrettanto improbabili che Clouseau tende a Ponton, per
tenerlo in allenamento.
Tuttavia, è l’architettura complessiva della trama ad apparire
inconsistente, e molte situazioni sembrano messe lì un po’ a caso, tanto per
cercare la gag.
In conclusione, non parlerei di disastro, il film è sicuramente
d’intrattenimento, ma per fortuna che gli autori, come si è detto, il
confronto non l’hanno nemmeno cercato, perché si sarebbe concluso con un
sonoro knock-out. Con tanta nostalgia per Peter Sellers...
Voto: 21/30
15:03:2006 |