pietà

di Kim Ki-duk
con Min-soo Jo, Lee Jung-Jin

Marco Grosoli

 

28/30

 

La scena centrale di Pietà è quella che, per l'appunto, lo divide in due parti simmetriche. Un usuraio che vede intromettersi nella sua vita una donna che dice di essere sua madre, la violenta per assicurarsi, costatandone la reazione, che sia davvero lei.

È la scena-chiave perché il vecchio refrain antropologico della proibizione dell'incesto e la diabolica e nefasta circolazione del denaro si incontrano nel punto vuoto che entrambi sono: se il denaro è l'epitome di un legame sociale che si disgrega nel momento stesso in cui trova la sua estrinsecazione più tangibile (la circolazione del denaro, appunto), e se la proibizione dell'incesto è notoriamente il fondamento stesso del legame sociale (la circolazione dei membri di una famiglia al di fuori di essa), anche in quest'ultimo caso la disgregazione del legame sociale coincide con l'estrinsecazione della prova tangibile di esso (la prova della maternità della donna coincide con l'epitome assoluta della disgregazione del legame sociale).

Attorno a questa geniale intuizione si struttura Pietà, storia di un usuraio che una donna che si spaccia (senza esserlo) per la madre getta per vendetta nello stesso inferno a cui egli sottopone i suoi clienti. "Che cos'è il denaro? L'origine e la fine di tutte le cose": queste parole, riferiteci chiaro e tondo dai personaggi, ci confermano che di origine si tratta innanzitutto nel film. Il solito vecchio topos melodrammatico dell'archetipo materno condannato all'inconsistenza perché schiacciato dalla vuotezza dell'Origine si intreccia con il flusso senza origine né fine del capitale (proprio perché esso è l'origine e la fine di ogni altra cosa, esso non ha né l'una né l'altra). E se non ha né origine né fine, vano è ogni tentativo di regolarne il capriccio: chi se ne illude, cade vittima di esso, e da carnefice diventa vittima, perché di questo flusso si può, in ultima analisi, essere solo vittime. La scena dello pseudo-incesto segna precisamente il punto in cui l'usuraio si ribalta in vittima e il film si riavvolge su se stesso facendo passare a lui quello che lui prima infliggeva agli altri. Più precisamente: ciò che la pseudo-madre gli infligge è una "catarsi per empatia" in cui vede tutto il male che ha fatto, e in cui non c'è nulla di sentimentale, essendo tutto ciò piuttosto il sigillo del nostro essere tutti condannati a seguire, e mai a precedere, il flusso del Nulla, che si chiami "Denaro" o "Vita" o "Desiderio". E le scintille che si liberano in contropelo da questo Nulla, col quale non possiamo mai buddhisticamente coincidere (la grandezza di Kim sta nel riconoscere questo), sono le accensioni visive le cui rime interne forniscono la "resistenza", proprio nel senso fisico/meccanico del termine, di un movimento altrimenti di spietata fluidità. Anche per via di queste increspature, che ci ricordano che non siamo fatti della stessa materia onni-omologante del Denaro, Pietà è una ricognizione sul tema più attuale al mondo oggi (il Debito Universale) di devastante esattezza politica.

 

10:09:2012

prima pubblicazione festival di venezia  2012

pieta

Corea del Sud  2012, 104'

DUI: 14/09/2012

Drammatico