VENEZIA.66

 

PEPPERMINTA

di Pipilotti Rist
Svizzera 2009, 80'

 

Orizzonti

 

30/lode

PIPILOTTI RIST: Leggi l'intervista

CHROMOPHILIA versus CHROMOPHOBIA
The Genius of Pipilotti Rist.
 

Nessuno, ma proprio nessuno si è accorto che, nascosto tra il pubblico della proiezione ufficiale in Sala Darsena, c’era un timido e adorante Jean Nouvel, seduto qualche fila dietro Pipilotti Rist.

Non che gli archistar godano di chissà quale esposizione mediatica, me, per chi scrive, si è trattato d’insapettatissima sorpresa.

 

10-10-10, l’evento viennese d’inaugurazione di un edificio nouveliano, la cui copertura è stata trattata, internamente, dall’artista svizzera, è già nella nostra agenda. Invitati dalla Rist, andremo anche a piedi.

 

Non potrebbe esserci migliore introduzione per l’Evento della Mostra insieme alla presenza di Todd Solondz e Werner Herzog: un grande architetto vicino a un’artista multimediale di assoluta eccellenza seppur in contesto prettamente cine-narrativo, in mezzo a critici impreparati.

Che gioia!

 

Ok, dobbiamo servirci del termine passe-partout per eccellenza ancora una volta, ma in questo caso ha il suo senso: MULTIMEDIALITà.

 

Noi abbiamo amato PEPPERMINTA come un’estensione - sia in termini di durata che di dilatazione dimensionale dell’immagine - del suo straordinario lavoro come “video artista”. Pipilotti, come da intervista, ha voluto invece contrarre tutto per adattarsi “alla gente normale” che vive per quegli 80/100 minuti, al buio e concentrata sull’opzione narrativa.

Noi siamo per una fruizione istintuale, che anzi dimentica la storia di Pepperminta in cerca di amici per diffondere la cura del Male Interiore attraverso una sorta di mistura cromatica agìta sulle persone sotto forma d’ipnosi e catarsi.

Il TRIP alla nealcassady+Kerouac+Burroughs, recupera il cromatismo della Summer of Love spogliandolo da pretese politiche e derive addictionali, poiché l’immaginazione, che va al potere senza mezzi termini, trova carburante e adrenalina nell’uso dei colori connesso alla vita di tutti i giorni, cibo (CIBO!) incluso.

 

La Pepperminta del film, una PippiCalzeLunghe senza età, traumatizzata da Scuola&Sistema, raccoglie accoliti diversamente disfunzionali, tutti “ammalati” di normalità /sindrome da controllo/ vecchiaia/ lavoro, e li cura con l’esile ma decisa naiveté di uno sciamano californiano spostato nel tempo.

 

Tra incandescenze di rossi e luminescenze gialle, verdi e blu basici, Pepperminta sottrae i suoi fedeli al Mondo dei Limiti percettivi e, al di là di ogni semplificazione narrativa (destabilizzare Ordini, trasformare lezioni universitarie in rave-warhol-party, incatenare tra loro gli executive di una holding o metter su un’orgia cromatica di cibo surreale in un ristorante d’élite), si fa alfiere e eroina di un’anti-rivoluzione non-violenta che mette l’Arte davanti a tutto.

 

Esattamente ciò di cui abbiamo bisogno.

 

Il film è bello (evitiamo le solite riduzioni a “videoclip-culture”: chi non nota le differenze tra videoclip e video arte vada a scrivere i redazionali a Mediaset o si faccia assumere da Matrix) ed è compulsivamente sessuato, perché protrude dallo schermo e ci possiede, fa sesso col nostro occhio mentale e la retina dei nostri occhi reali.

Ewelina Guzik è di una sensualità assoluta e una perfetta Pippi-Pepperminta, senza bisogno di essere diretta come attrice da una Rist in stato di grazia, capace di riassumere alcune tra le più importanti tappe del suo ventennale lavoro in 90 minuti di pura fascinazione.

 

Il party di PEPPERMINTA ha poi offerto un secondo tempo d’irresistibile bellezza: sulle pareti del chiostro del monastero di San Nicolò, sono state proiettati alcuni estratti del film, in maniera del tutto simile al lavoro della Rist presentato nel 2008 al MOMA di New York. 

Abbiamo rivisto momenti di suoi lavori come POUR YOUR BODY OUT, che suona come titolo anticipatore al senso profondo di PEPPERMINTA.

Altri temi cari alla Rist che tornano in PEPPERMINTA: l’amore per l’acqua, i liquidi interiori, da non “temere”, ma da esaltare come generatori di vita, gli anziani accolti nel flusso infinito dell’esistenza; l’a.sincronicità tra viventi e mondo pratico, etc.

Come dice Pipilotti, la sala da cinema rimane comunque un grande spazio espositivo per una straordinaria “installazione”.

 

08:09:2009

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66.ma mostra
le recensioni

Venezia, 02/12 settembre 2009