
PAZ! è un TRAINSPOTTING in salsa padana, ma più visionario. E’ un film
crudo, dal punto di vista della visione, de Maria non si preoccupa di
non mostrare peni o pubi, o suggerire fellatio tra la direttrice della
scuola (Iaia Forte) e l’ispettore di polizia: si tratta però di una crudezza
che scandalizzerà pochi e comunque chi non ha mai letto Pazienza - che
ricordo su TOTEM pubblicò una vignetta con una bestemmia, che venne
censurata nei successivi passaggi editoriali della tavola. C'è qui in
effetti un equivoco da chiarire: PAZ! non è un film su Andrea Pazienza,
come il titolo suggerirebbe, ma sull’universo di Pazienza - fatto dei
suoi sballi, dei suoi personaggi, delle sue visioni, del sesso libero,
della sua Bologna e del clima politico che si respirava sul finire degli
anni ‘70. Il tutto si svolge in 24 ore, dalle 4 di mattino di un giorno
qualunque alle 4 di mattino del giorno successivo: la storia principale
potrebbe essere quella di Enrico Fiabeschi (Max Mazzotta) che deve assolutamente
dare l’esame su “Apocalisse Nau” per non partire militare ma la trama,
di per sé, è quasi inesistente, più che altro un pretesto per unire vivacemente
alcune delle più feroci storie di Pazienza - tavole che a distanza di
quasi vent’anni mantengono la loro carica politica (mantengono o ripropongono?)
rimanendo ahimé attuali. La scena dell’esame, per esempio, è
tratta pari pari da uno dei racconti di Paz che ha per protagonista Fiabeschi,
così come il rimando al “cielo così bianco” - tratto da “Pompeo”
- o della zuppa disgustosa - tratto da un’altra delle tavole. O
l’incidente in auto a causa di una canna che non viene condivisa. Questo
delle citazioni è però un limite, in una pellicola che già ha un target
minimo: de Maria gioca apertamente con gli spettatori (meglio se conoscitori
del fumetto, trentenni, ex-damsiani e di Bologna) e in questo modo non
può che limitare la visione del film - nel senso più ampio
- a tutti coloro che non rientrano in questa stessa categoria. Ci
sarà chi non conosce i fumetti di Pazienza e probabilmente non capirà
alcune delle citazioni, o troverà alcuni dei personaggi (vedi l’uomo del
DAMS) inutili, non potendoli collegare a presenze fisse del fumetto: nelle
tavole di Pazienza molti di questi caratteri avevano una pura funzione
catartica, potevano apparire e scomparire in una sola tavola senza che
l’intera struttura ne risentisse - ma un film è un’altra cosa. Delle prime
tavole che lessi ricordo il brufolo che esplode e i celerini che corrono,
ed è uno shock trovarli proprio come li ricordavo lì sullo schermo. Ma
a chi non lesse Pazienza dicono poco o nulla. Bisognerebbe andare al cinema
dopo aver letto (o riletto) un paio dei suoi volumi, per comprendere meglio
il film stesso. Questa stessa recensione ne è l’esempio, credo: non si
riesce a scrivere del film PAZ! senza rifarsi completamente ai fumetti
di Paz. Ci sono anche citazioni che si potevano evitare, a mio avviso:
quando Zanardi (Flavio Pistilli) e Colas (Matteo Taranto) sfogliano LINUS,
leggono una storia di Pazienza, una storia che ha tra i protagonisti lo
stesso Zanardi. Discorso diverso invece riguarda il Pentothal (Claudio
Santamaria) autore di fumetti, e i cui disegni sono quelli di Andrea Pazienza:
Pentothal è l’alter ego di Andrea Pazienza, nella vita reale, per stessa
ammissione di Pazienza, perciò non poteva che essere altrimenti. Da questo
punto di vista risulta allora forse più chiaro (anche se discutibile)
perché de Maria abbia completamente trasformato il personaggio di Fiabeschi:
mentre Flavio Pistilli nella parte di Zanardi è fisicamente perfetto,
Max Mazzotta sembra più un altro personaggio di Pazienza, Pompeo. Ma questi,
stando ad uno scritto dello stesso Paz, era “l’alter ego invecchiato di
Pentothal”, e dunque il cerchio si chiuderebbe. Tra le varie trovate del
film (irriverente e cinico ma sempre divertente e a suo modo anche documentaristico)
sono da sottolineare il cameo di Ricky Memphis, l'assemblea degli
studenti che si svolge nella cucina dell'appartamento - nonché una delle
allucinazioni di Pentothal - l'ottima colonna sonora (tra gli altri Skit,
Tiromancino, Gaznevada, Skiantos, ma anche un sempre verde COM'E' PROFONDO
IL MARE, di Dalla con i Tiromancino) e il taglio "acido" del montaggio.
Finito il film (oltre a domandarci se Paz lo avrebbe amato) rimane tra
le tante cose un po' di nostalgia per quei piatti che nessuno di noi lavava,
e che si andavano accatastando in cucina.
Voto: 29/30
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