
Venduto da Giuda Iscariota ai Farisei per
trenta denari, viene portato davanti al Procuratore romano Ponzio Pilato il
quale, pur titubante per ciò che questo suo gesto potrebbe scatenare,
asseconda il volere dei Sommi Sacerdoti Giudei affinché il Nazareno venga
giustiziato. Segue la più lunga e sanguinosa rappresentazione
cinematografica della passione, dalla barbarie con cui i soldati romani si
accaniscono flagellando il corpo di Gesù, alla dolorosa Via Crucis per
raggiungere la vetta del Golgota, fino alla crocifissione davanti allo
sguardo infinitamente triste e impotente di Maria e di pochi altri seguaci.
Alla morte di Gesù l'ira di Dio si manifesta scatenando le forze della
natura. Un bignamino girato in stile finto-povero e finto-documentaristico
sulle vicende narrate nei Vangeli, più qualche fonte apocrifa, e pensato per
scuotere un pubblico dallo stomaco forte, che si ritiene fin troppo
assuefatto alle continue nefandezze che gli arrivano quotidianamente dal
cinema e dalla TV. A dispetto del tanto strombazzato "realismo" - forte
dell'utilizzo di Latino e Aramaico nei dialoghi e della location tra i sassi
di Matera, gli stessi del "Vangelo" Pasoliniano - in realtà è quanto di più
taroccato e lezioso possa arrivare oggi da Hollywood. Il racconto della
passione è intercalato da numerosi flashback in cui vengono narrati episodi
noti (la difesa di Maria Maddalena, la predicazione, l'Ultima Cena) ed
immaginari della vita e della predicazione di Cristo. Le gesta e le parole
del Messia, semplici e rivoluzionarie al tempo stesso, improntate ai
precetti cristiani dell'amore fraterno e del perdono, dovrebbero acuire per
contrasto la drammaticità della cronaca implacabile dello scempio perpetrato
sul suo corpo per mano dell'uomo. Ma si tratta di semplici clip didascaliche
da catechismo parrocchiale in cui la retorica più ampollosa si spreca, per
il resto il film procede a testa bassa accumulando truculenze su truculenze,
pago di un concetto vetusto di devozione religiosa che si considera risolta
nella mera rappresentazione contemplativa, ai limiti del feticismo,
dell'immagine sacra. Senza contare che da questo punto di vista il film
gioca sporco; sospeso com'è sul discutibile crinale che separa senso del
pudore e voyeurismo, costringe il pubblico a stare costantemente sul "buco
della serratura". Inutile quindi cercarvi qualsiasi spunto che inviti a
riflettere sul senso che concetti come Perdono, Sacrificio, Fede, Redenzione
possano avere di questi tempi, visto che ciò che non viene dato per scontato
- a cominciare dal fatto tutt'altro che banale che il pubblico conosca
alcuni dettagli narrati nei Vangeli e il perché di tanto accanimento - non
viene mai messo in discussione e non viene fatto nessun sforzo di
attualizzazione.
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Voto: 17/30
21.04.2004
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