
Proprio strano il mondo del cinema..
Chi, infatti, avrebbe mai immaginato che a 2004 inoltrato avremmo ancora
avuto a che fare con una "stella" del calibro di Macaulay Culkin? E per di
più in un ruolo inconsueto come quello di un organizzatore di feste glamour
nella New York fine anni '80/primi anni '90 che finisce nel classico vortice
di sesso & violenza? Eppure questo è proprio ciò che ci propone
Party Monster; opera ultima
del duo Fenton Bailey e Randy Barbato (già co-autori dello "schockumentario"
dallo stesso nome e soggetto, vincitore a Sundance nel '98).
A dire il vero il soggetto è tratto dal celebre (almeno negli States)
best-seller "Disco Bloodbath" di James St James, una di quelle biografie
condite di dettagli sordidi e sporchi che piacciono tanto agli Yankees.
Potevano perciò i due autori evitare di trasportare sullo schermo una storia
tanto affascinante? La pellicola (così come il documentario precedente e di
conseguenza il già citato libro) racconta della vita di Michael Alig (Macaulay
Culkin), promoter stravagante che arrivato a New York dall'Indiana riesce
grazie al compagno St. James (Seth Green) a conquistarsi un posto al sole
nella Manhattan che conta.
I party organizzati da Alig sono naturalmente esclusivi, e consistono
perlopiù in orge di figli di papà impegnati a vestirsi nei modi più
bizzarri, e sopratutto a trasgredire nei modi più fantasiosi. Per Alig si
spalancano comunque le porte di una breve, ma intensa notorietà (forse
questa analogia con la vita del giovane Culkin il motivo per cui l'attore ha
scelto questo ruolo dopo anni di oblio), ma come nelle migliori parabole
tutto ciò che sale prima o poi dovrà per forza scendere. Tralasciando le
abitudini sessuali e la chiara dipendenza da stupefacenti di Alig, è con
l'orribile (e grafico nel film in questione per la gioia degli amanti del
gore) omicidio dello spacciatore Angel che il trono da Party queen comincia
lentamente a sgretolarsi..
Purtroppo la sceneggiatura di Party
Monster è stabile quanto la vita dei personaggi che si prefigge di
raccontare.
La storia, per quanto relativamente interessante, ha quel tipico sapore di
"già visto" che permette allo spettatore di prevedere in anticipo ciò che
succederà già dopo i titoli di testa. Non si possono poi non fare paragoni
con Wonderland e sopratutto
con Autofocus di Paul
Schrader, un'altro studio sulla vita di una celebrità minore rovinata da
abusi. Senza contare che la parabola della salita e rapida ascesa dalle
stelle alle stalle è già stata raccontata prima e meglio da capolavori come
Quei bravi ragazzi o
Boogie Nights, e in pratica
se vogliamo anche da Scarface.
Il duo Bailey/Barbato punta ad un approccio per certi versi
documentaristico,per altri da Musical MgM, con set elaborati e costumi
sgargianti, ma fallisce nell'intento di avvicinare i due protagonisti al
cuore dello spettatore. Anche l'uso di una colonna sonore pop anni '80 si
rivela poco azzeccata, visto che in quel periodo a farla da padrone era
invece la musica Techno (di cui però francamente non si sente tanto la
mancanza).
Tanto per ribadire il tema della trasgressione, Marilyn Manson si concede un
cammeo nel ruolo Christina: breve prestazione senza infamia e senza lode.
Dove la pellicola eccelle è però nella fotografia di Teodoro Maniaci: camera
molto spesso a mano,girato in location e con un'aura di decadenza che ben si
addice alla storia. Incredibilmente la prestazione di Culkin è più che
dignitosa, così come quella di Seth Green (Rat
Race, Il remake di Italian
Job,e la versione originale della serie tv "I Griffin") che tiene
incollata la struttura traballante del film.
Gli spettatori oltreoceano avranno un motivo in più per andare a vedere
questa pellicola, la storia di Alig riempì le prime pagine dei giornali e lo
stesso promoter confessò l'omicidio in un noto Talk Show. Una tipica storia
americana insomma.
Per noi europei dal palato più fini rimane solo un film con spunti
interessanti e con una realizzazione tecnica all'altezza, non supportata
però da un'idea e da uno script altrettanto validi. Alla fine
Party Monster non il disastro
che potrebbe sembrare, il fatto è che purtroppo non è neanche un film del
tutto riuscito.
Voto:
18/30
30/09/2004 |