LE PARTICELLE ELEMENTARI
di Oskar Roehler
Con RCristian Ulmen, Franka Potente

di Gabriele FRANCIONI


"Siamo nell'estate del 1968, e Michel ha dieci anni. Da quando aveva due anni vive con la nonna. Abitano da soli, a Charny, nell'Yonne, vicino al confine del Loiret. Al mattino si alza presto per preparare la colazione alla nonna; ha redatto una scheda apposita, con su indicato tra l'altro il tempo esatto di infusione del thè e il numero di tartine" (dal quinto capitolo del libro di Michel Houellebecq, "Les Particules Elementaires").
La ricchezza della scrittura dell'autore francese, nuovo dio amato-odiato della letteratura d'oltralpe, sta tutta in queste poche righe: mania del dettaglio significante, a metà tra Robert Musil (l'approccio saggistico) e Bret Easton Ellis (!), dove la connotazione puntigliosa e mai gratuita dell'ambiente reale e etico entro cui vediamo muoversi il protagonista, poi sdoppiato nella figura del fratello, è indispensabile a definire lo sguardo gelido dell'
entomologo Houellebecq.
La formazione scientifica e il disincanto dello scrittore, passato attraverso incommensurabili travagli esistenziali, sono alla base della continua rivisitazione di ordinarie tragedie quotidiane, condivise con una non meno disperata umanità devitalizzata e stanca, fatta di travets kafkiani, carrieristi senz'anima ed un'inquietante universo femminile, dal quale
l'uomo senza qualità M.H. è costantemente escluso.
Il peccato originale agito dalla madre dello scrittore, hyppie sessantottina, al momento dell'abbandono del figlio (il fatto ritorna autobiograficamente nel testo), è la causa scatenante reazioni a catena verso un'atroce idea delle donne: si va dalla sottomissione alla vendetta, con oasi di amore acritico verso la nonna-allevatrice, sino a pulsioni estreme (ecco l'affinità con l'autore di "Glamorana" e "American Psycho").
La grandezza della scrittura di H. sta, peraltro, proprio nella sottile ma sostanziale differente prospettiva "punitiva", rispetto a Ellis, verso la donna, altro per eccellenza.
Se la matrice psicanalitica dell'americano sta tutta nella presenza-assenza della figura paterna, Hoeullebecq è agli antipodi, abbandonato dalla giovane hyppie in fuga verso paradisi mentali cui il sensibile "calimero" francese contrappone la rigidità piatta di studi d'ingegneria agricola (!) e l'odio viscerale per l'idea di condivisione multipla degli affetti (si veda, a questo proposito, il ribaltamento-specchiamento delle comuni dell'amore libero nello scambismo di gruppo messo in scena nel film).
Il vitalismo machista di Ellis-Bateman e la sua coazione a ripetere gli errori del padre libertino (quello vero, morto giovane dopo l'atto sessuale con una ragazzina), non stratificano alcuna forma di odio reale verso l'altro sesso, che è un semplice
incidente di percorso all'interno di un processo volto esclusivamente a recuperare l'amore paterno del capofamiglia ripetutamente autoeliminatosi dalla vita del figlio.
Ellis, almeno sino all'uomo adulto dello splendido LUNAR PARK, letteralmente non "vede" la donna, non ne contempla esigenze e specificità, concentrato com'è nel dimostrarsi all'altezza del padre, agendo una compulsiva collezione di
corpi/corpses femminili, accumulati ma non "giudicati".
Bateman è risucchiato dall'universo femminile, che lo
desidera e lo ama; Michel/Bruno di LES PARTICULES ELEMENTAIRES, invece, sono costantemente rifiutati, scarsamente desiderati dalle donne (madri, colleghe, conoscenti), disperatamente messi in un angolo e lì dimenticati.
Il cogitare ipertrofico e risentito di Houellebecq attorno all'altro sesso, produce una stasi dell'azione opposta al detto vitalismo ellisiano, e, al contempo, predispone lo sguardo, freddo e analitico, ad una ridicolizzazione impietosa di ogni azione abortita dagli umani che popolano il suo universo.
Ne risulta un saggio di crudeltà assoluta, dove il tecnicismo nozionistico e l'accumulo d'informazioni coinvolgono il lettore al punto da allontanarne l'interesse rispetto ad una trama, volendo, innecessaria, di fronte a una scrittura strepitosa.
Il film, come troppo spesso accade, scarnifica invece tutta questa materia e si tiene solo il
racconto.
Michel e Bruno, scienziato asessuato e cerebrale vergine quarantenne il primo, professore onanista e disturbato maniaco sessuale il secondo, cercano entrambi di recuperare l'amore materno seguendo vie opposte: lo scienziato di biologia molecolare sogna la clonazione degli esseri umani e l'eliminabilità dell'atto riproduttivo, mentre l'altro si riduce a frequentare prostitute e nudisti tardo-new-age.
Gli esiti saranno prevedibilmente opposti, con tanto di melò finale (Michel, atteso virginalmente da una compagna di scuola), rimbalzi tra punizione e redenzione (Bruno) e vago sentore di morale strisciante.
In un periodo in cui siamo sommersi dagli adattamenti di testi contemporanei, una delle attitudini peggiori del cinema attuale, sempre alla ricerca di saldi appigli (remake, spin-off, film tratti da videogame) per eliminare o ridurre al massimo i rischi di investimenti su sceneggiature/registi/idee privi di background, siamo sopravvissuti ad un poker di pellicole variegato, dal quale si sarebbero potuti ricavare almeno tre capolavori, mentre ce ne rimane in mano solamente uno: le FALSE VERITà di Egoyan.
Lasciando perdere il CODICE DA VINCI, materia urticante da trattare a parte, e il pessimo CHIEDI ALLA POLVERE, LE PARTICELLE ELEMENTARI sostanzialmente delude. Houellebecq, nella realtà e nella pagina scritta, appare come un intelligentissimo sezionatore di anime, mosso dall'odio distaccato e mai dall'empatia, sempre intento a compiere un'autopsia dei sentimenti, tanto che, se diamo retta ai vari gossip, il suo privato si dividerebbe tra il bucolico
retiro coniugale in Irlanda e una schizofrenica vita professionale da satrapo perennemente harassed (si narra di giornaliste molestate e di documentari-saggi sul turismo sessuale, vissuti con vendicativa partecipazione).
Un artista così controverso, quasi un Camus che attraverso Musil vorrebbe essere Bukowski e avere il successo di Easton Ellis, raccontato da cronisti e amici come costantemente depresso e deprimente, avrebbe meritato altro trattamento (e altro adattamento). Cronenberg, ad esempio.
(E pensare che qualche buontempone sessantenne passato dalla spazzatura televisiva di Mediaset alla spazzatura dei "libri" da ombrellone - anch'egli satrapo di fama - si è permesso di accostare il proprio insulso nome a quello del regista canadese a proposito di impossibili adattamenti sponsorizzati da produttori altrettanto avventati e dal passato molto trash).
Come avrebbe reagito il povero Houellebecq, vedendo Cronenberg scippato da un signor nessuno e costretto a ripiegare su Oskar Roehler? "Per cominciare, Bruno ordinò filetti d'aringa. Si disse che adesso era pronto a tutto; ma subito dopo si rese conto che stava esagerando. Nel suo cervello sì, le possibilità rimanevano tante: poteva identificarsi con un topo di chiavica, con una saliera, con un campo magnetico; ma in pratica il suo corpo restava preso in un processo di lenta distruzione (...)".

 

Voto: 20/30

23/05/2006

Elementarteilchen
Regia: Oskar Roehler
Anno: 2006
Nazione: Germania
Data uscita in Italia: 21:04:2006
Genere: Drammatico