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A
ripensarci mi ribolle il sangue. E in Orlan il sangue comincia a scorrere
dal primo fotogramma. Il tempo di resistenza non è stato massimo e l'artista
francese ci deve comprendere. La giovane donna pratica una forma di Body
Art violenta e radicale sottoponendosi ad operazioni di chirurgia estetica.
Dopo la traccia del pennarello sfilano le cannule e gli aghi sotto pelle.
Entra o esce silicone, questo dipende dalle zone del corpo: quelle provocanti
divengono inguardabili, quelle sopportabili alla vista declinano nella
zona del "mamma mia…che strazio" A prescindere dal fatto che la ragione
(?) suggerisce ad ognuno il proprio canone di bellezza, non si capisce
come una donna estrosa e -si suppone- di larghi orizzonti perché artista,
debba seviziare il corpo (volto compreso) per ovviare agli stereotipati
modelli contemporanei della femminilità. Ci sono sempre i capelli corti,
gli anfibi al posto dei tacchi a spillo. La sfida di Orlan non può essere
criterio semantico di individuazione di altre sfide al femminile, condotte
semmai con la stessa strenua convinzione ma senza auto-censura. Il modo
diverso di distruggere il pregiudizio che da millenni ruota intorno alla
donna e al suo apparire può trovare il suo compromesso sul piano cinematografico
se non vuole rinunciare a quello contenutistico: ne abbiamo visti di splatter
ma questo non doveva appartenere al genere. Di Art veramente poca, di
Carnal nemmeno il desiderio di essere come lei, Orlan. Se esce nelle sale
evitatelo. |
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Sandra
SALVATO |
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