Una cosa è sicura: quando le
luci si spengono e tutti si alzano in platea, un senso di sollievo pervade
il corpo. Era solo un film, finzione, irrealtà. Ma è proprio così? Infatti,
il film non si discosta tutto sommato dalla realtà dei nostri giorni dove i
peggiori delitti e violenze avvengono tra le mura domestiche. Ma sicuramente
non è questa la sede per affrontare un discorso più che altro sociale.
Ritorniamo al nostro film. Sebbene sia stato più discontinuo di un Kubrick o
di uno Scorsese, Lumet è sicuramente uno dei più grandi registi americani,
sia per la maestria registica che per il dono/fortuna di aver diretto
magnificamente dei grandi attori nazionali e internazionali.
Onora il padre e la madre è
un film difficile da catalogare nell’elenco tradizionale dei generi: non è
un “giallo” , anche se c’è una rapina di mezzo, non è un “noir” nonostante
il contrasto tra passioni e tormenti che agita i protagonisti. Forse l’unica
categoria che gli si addice di più è sicuramente “tragedia” . Si, si tratta
di una vera tragedia anche e soprattutto a livello umano: una tragedia
quotidiana ambientata in una New York molto semplice, caratterizzata da
“piccoli” borghesi alle prese con i vari problemi economici e con una
routine matrimoniale da risvegliare.
Onora il padre e la madre è la tragedia della mediocrità e della
immoralità, il ritratto senza speranza di un mondo che ha perso ogni
possibile dignità e orgoglio.
Due fratelli apparentemente diversi e contrapposti decidono di realizzare il
“colpaccio” che porrà fine alle loro vite mediocri e senza futuro economico.
Andy (Philip Seymour Hoffman) propone al fratello minore Hank (Ethan Hawke)
di svaligiare la gioielleria degli anziani genitori. Conoscono perfettamente
il locale e i suoi allarmi avendoci entrambi lavorato, una pistola
giocattolo basterà per impaurire l'anziana commessa e l'assicurazione si
occuperà di risarcire i proprietari. La refurtiva consentirà allo
squattrinato Hank di mantenere i suoi impegni con l'ex consorte e Andy potrà
fuggire con la moglie Gina (Marisa Tomei) verso quella Rio che nella
primissima scena li aveva visti ritrovare per una volta la passione
sessuale.
Naturalmente niente andrà come deve: Hank non ha il coraggio di fare il
colpo da solo e ingaggia un balordo che "per entrare nella parte" usa una
vera pistola. Invece della commessa semicieca nel negozio c'è la madre
(Rosemary Harris) e la rapina si conclude con due corpi sul pavimento: il
balordo ucciso e la madre trasportata in coma all'ospedale.
è da questo momento che il
film inizia veramente: il padre non si dà pace per l’accaduto e inizia a
seguire una propria pista investigativa che lo porterà a scoprire la dura e
cruda realtà.
La trama del film è però presentata con un montaggio davvero particolare:
partendo dalla rapina (che poi verrà ripresentata) zig-zaga nel tempo, prima
e dopo l’assalto alla gioielleria. è
un tipo di montaggio che abbiamo ritrovato anche in altri film, come
21 grammi, Memento, ma il
surplus di questo film è che la sceneggiatura e il montaggio stesso sono
costruiti non per “rimontare” i piccoli pezzi di un puzzle, ma sono
costruiti per smascherare l’abiezione, l’immoralità e l’inumanità dei vari
personaggi. Il tutto è costruito per farci scoprire e aprire gli occhi sul
lato oscuro delle persone che incrociamo tutti i giorni, capaci di tradire
il fratello con sua moglie (ciò che fa Hank con Gina tutti i giovedì) o di
falsificare la contabilità dell'ufficio per pagarsi periodiche iniezioni di
eroina (ciò che fa Andy). Non si tratta, però, di un film incentrato sui
“luoghi comuni” del Male, ma è qualcosa di più profondo e forse anche di più
squallido atto a rivelare l’altra parte dell’uomo, che esiste ma non è
necessariamente cattiveria pura, ma è il lato meschino, vigliacco dell’uomo
che non riesce ad affrontare i problemi e la routine quotidiana. I due
fratelli Hanson, non sono dei balordi, dei rapinatori o degli assassini, ma
sono due uomini incapaci di affrontare la vita nel vero senso della parola.
Sono degli ingenui e che pagheranno molto cara la loro ingenuità.
In Onora il padre e la madre,
la tragedia del sangue diventa la tragedia della mediocrità imperante, dove
la vita perde ogni significato perché non ne hanno più parole come morale o
amore filiale o rispetto altrui. Il tutto è racchiuso nell’ultima
indimenticabile e agghiacciante scena tra padre e figlio che fa si che al
termine della proiezione, e all’accendersi delle luci in sala, un pesante e
rumoroso silenzio sovrasta anche la melodia dei titoli di coda.
Con onore.
28:03:2008 |