
Non era facile concepire e realizzare un “serial-thriller” degno di tale
nome, specie considerando un retroterra cinematografico come quello italiano
che vede questo genere piuttosto estraneo alle corde dei nostri registi.
Eros Puglielli ci prova e ci riesce in grande stile, cimentandosi nella
direzione del suo secondo lungometraggio - il primo era TUTTA LA CONOSCENZA
DEL MONDO (2001) - dopo oltre dieci anni di gavetta alle prese con
cortometraggi e spot pubblicitari.
In seguito al ritrovamento di tre cadaveri barbaramente uccisi iniziano le
indagini dell’ispettore Amaldi (Luigi Lo Cascio), alla ricerca di un
misterioso killer che semina lungo la sua scia di morte una serie di crimini
efferati, perseguiti attraverso la mutilazione di parti del corpo sostituite
dai pezzi di un’antica bambola. Un movente all’apparenza inspiegabile che
affonda le sue radici nella psiche disturbata dell’assassino, il quale si
diverte a tendere continue sfide alla polizia in un gioco fatale e perverso.
Amaldi si rende presto conto che per interrompere questi delitti è
necessario pensare con la mente di chi li commette, vedere le vittime coi
suoi stessi occhi. Lo fa con l’aiuto di una giovane studentessa, Giuditta
(Lucia Jiménez), della quale si invaghisce, e degli agenti Frese e Ajaccio (Josè
Angel Egido e Simon Andreu). Quest’ultimo, ricoverato in ospedale per un
tumore al cervello, fornirà (in preda a forti allucinazioni) elementi
decisivi per la cattura del serial killer.
Tratto dal libro di Luca Di Fulvio “L’impagliatore” e girato in una lugubre
cittadina sul mare spagnolo, OCCHI DI CRISTALLO si inserisce in quel filone
psycho-thriller ampiamente esplorato e sfruttato dai registi statunitensi e
ripreso di recente anche in italia; ricordiamo ALMOST BLUE, di Alex
Infascelli (2000). Puglielli sceglie una tipologia di film che lui stesso
ammette di amare e ne conserva i tratti stilistici e narrativi fondamentali,
partecipando peraltro alla sceneggiatura, senza mai risultare troppo
scontato, già visto. Il risultato è una pellicola lunga 114 minuti che
incolla allo schermo sguardi e attenzione degli spettatori con una partenza
che mette in chiaro sin dall’inizio quale sarà il tenore visivo delle
immagini, le quali lasciano ben poco spazio alla fantasia. In un susseguirsi
di ritmi serrati, scene pulp e atmosfere da pelle d’oca attraversate da un
intrigante taglio psicologico, la regia è a tratti instabile e nervosa,
quasi volesse seguire la natura dell’assassino, e amplifica le sensazioni
regalate dalle immagini e dalle buonissime musiche ad esse accompagnate. Lo
Cascio, gelido nella sua interpretazione, si rivela un ulteriore punto di
forza nello sviluppo delle caratteristiche del protagonista, la cui natura
si distacca dal cliché hollywoodiano del poliziotto etico e integerrimo,
macchiata di un’istintività animale e di una rabbia al limite del legale.
Onore e merito a un regista esordiente come Puglielli che ha saputo
omaggiare il cinema italiano con un film di buonissima fattura, per nulla
inferiore a tante produzioni d’oltreoceano.
Voto: 27/30
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