Una bomba a orologeria
pronta ad esplodere ad ogni stacco di inquadratura, personaggi che si
muovono a braccio su tre scacchiere incrociate e nascoste, l'occhio puntato
sulla zona più rovente del nostro tempo, il Medio Oriente di Osama Bin
Laden, con Nessuna Verità
Ridley Scott (Black Hawk Down, Il
Gladiatore, American Gangsters) si riconferma uno
dei più grandi nomi del cinema d'azione.
Roger Ferris (Leonardo DiCaprio) è l'uomo migliore di cui dispongono i
servizi segreti americani, in luoghi dove la vita umana non vale più delle
informazioni che può dare. In situazioni che lo portano ad un passo dalla
morte, la sopravvivenza stessa di Ferris spesso dipende dalla voce che si
trova all'altra estremità di un telefono segreto - il veterano della CIA, Ed
Hoffman (Russel Crowe). Creando le sue strategie tramite un computer
portatile nei quartieri periferici, Hoffman è sulle tracce di un importante
terrorista che ha organizzato una serie di bombardamenti eludendo la più
sofisticata rete di servizi segreti del mondo. Per attirare allo scoperto il
terrorista, Ferris dovrà insinuarsi nel suo mondo tenebroso, avvalendosi
dell'aiuto dell' intelligence giordana e cercando di conquistarne la
fiducia, ma più Ferris si avvicina al suo obiettivo e più scopre di non
essere più sicuro di niente e nessuno, se non di se stesso.
Accattivante la performance della coppia protagonista: DiCaprio e Russel
Crowe. Dalla relazione fra i due scaturiscono a tratti vere e
proprie scintille, ma anche punte di genuina ironia (spassosa la scelta di
un Crowe sovrappeso, con pancetta e bimbi recapitati a stregua di meri
pacchi postali) in grado di allentare, con beneficio del pubblico, l'apnea
della suspence e l'inesauribile sequenza di colpi di scena, sostenuti nel
crescendo da una generosa tensione fisica di Leonardo DiCaprio.
Scott, che della pellicola è anche co-produttore insieme a Donald De Line (The Italian Job), si è avvalso della collaborazione di William Monahan
(Oscar per la sceneggiatura di The
Departed) e dell'ottima fotografia di Alexander Witt, già talento
indiscusso nel ruolo di operatore alla macchina/direzione di seconda unità
negli inseguimenti mozzafiato di Casino Royale, Hidalgo,
Speed. Il risultato è
un'alchimia incalzante fra i dettagli ravvicinati, l'alternarsi dei vari
punti di vista sui personaggi dalle molteplici camere che il regista
padroneggia, e il più ampio respiro delle riprese con elicottero, in planata
dai grattacieli moderni di Washington D.C. alle brulle distese di terra
rossa di mezzo Oriente.
Nuovamente un dualismo, tra il respiro classico di Ridley Scott, da un lato,
e la rapidità vitale dell'informazione a tempo zero, dall'altro; nuovamente
il contrasto, fra le nuove armi di natura ipertecnologica (portatili,
cellulari, satelliti sparsi come l'occhio di Sauron, persino un -
discutibile - hacker in stile neo Andy Warhol), e l'antica arte della
guerra, da sempre fedele soltanto a se stessa, rozza e brutale, fatta di
sangue vero e vite umane che non contano.
Doppia rimane la trama fino all'epilogo, nonostante l'esplicito tentativo,
forse irrisolto, di mediazione culturale e psicologica nel personaggio di
Ferris, il mondo resta diviso, fra buoni e cattivi, e l'informazione, come
già sapevamo, è la sola arma reale del nuovo potere: che vinca il migliore,
se c'è, nessuna verità.
20:11:2008
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