
L'ultimo film di Pavel Lounguine è ambientato nel villaggio di Lipski,
a 300 km da Mosca e la storia è quella di un matrimonio un po' folle tra
due ragazzi bellissimi e da sempre innamorati. Lei torna a casa dopo 5
anni di assenza in cui aveva cercato fortuna a Mosca come modella, anche
grazie all'aiuto del suo amante, nonché boss mafioso locale. Torna delusa
più dalla sua storia d'amore fallimentare che dalla carriera e fin dalle
prime scene si intuisce che anche la sua fuga dal villaggio verso la grande
città era stata dettata da motivi diversi dall'ambizione. Lui non si è
mai mosso dalla sua casa e lavora in miniera, come tutti gli altri uomini
del villaggio. Questo gli ha permesso di conservare intatti i suoi valori,
in un equilibrato miscuglio di ingenuità e saggezza, secondo la migliore
tradizione della letteratura russa. E così iniziano i preparativi per
queste nozze improvvisate e combinate quasi per gioco, tra la diffidenza
dei parenti dello sposo nei confronti della bella ragazza emancipata e
le difficoltà economiche dell'organizzazione di una festa che rappresenta
un vero evento per tutti gli abitanti del villaggio. E poi arriva il momento
della cerimonia, unica parentesi di pace di tutto il film: infatti il
banchetto di nozze sarà pieno di imprevisti e di sorprese, in un frenetico
alternarsi di situazioni tragicomiche che fanno ridere e riflettere, commuovere
e incuriosire.
LE NOZZE di Pavel Lounguine parla di sentimenti, parla di uomini e del
loro mondo. Parla della Russia di oggi, della Russia del cambiamento e
del capitalismo. Ce la raccontano i personaggi del film che la camera
a spalla segue meticolosamente, incollandosi alle loro espressioni e ai
loro movimenti quasi fino a farci dimenticare di esserne il filtro. E
questi uomini rappresentano mille facce di una stessa realtà, ognuna delle
quali porta in sé la sintesi di un passato ingombrante e di un presente
difficile. Ma tutto questo è reso senza retorica e senza giudizi: non
c'è l'intento del confronto tra ciò che è stato e ciò che è, perché l'unico
equilibrio che emerge sta nella convivenza dei due mondi. E allora le
nozze di Michka e Tania diventano simbolicamente il connubio tra vecchio
e nuovo, in una rappresentazione confusa di una realtà caotica che si
amalgama con l'aiuto della musica e della vodka e grazie ad uno spirito
comune che è l'essenza stessa de "l'anima russa". Il risultato della frenetica
narrazione è paradossalmente una chiara immagine della realtà: della realtà
di un villaggio povero, dove il cambiamento ha portato libertà, ma anche
molti traumi tamponati in parte da una solida tradizione. E così al banchetto
siedono il vecchio suonatore di fisarmonica e il mafioso, il poliziotto
corrotto e la zia zitella e tutti cantano e ballano e si contraddicono
nella loro rappresentazione di sé, come è proprio degli esseri umani.
La scelta di ambientare il film in un paesino sperduto piuttosto che in
un grande centro non è casuale: lo stesso regista, infatti, spiega che
il suo intento era quello di andare a curiosare nella "Russia invisibile
dei villaggi". Per fare ciò l'intero cast ha vissuto per due mesi a Lipski
e parte degli attori sono semplici abitanti del villaggio.
Il film ha avuto molta fortuna in Russia e in concorso a Cannes si è aggiudicato
il premio speciale della giuria all'insieme degli attori.
Voto: 27/30
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