LE NOZZE
di Pavel Lounguine
con Marat Basharov, Maria Mironova, ndrei Panine e Vladimir Simonov



L'ultimo film di Pavel Lounguine è ambientato nel villaggio di Lipski, a 300 km da Mosca e la storia è quella di un matrimonio un po' folle tra due ragazzi bellissimi e da sempre innamorati. Lei torna a casa dopo 5 anni di assenza in cui aveva cercato fortuna a Mosca come modella, anche grazie all'aiuto del suo amante, nonché boss mafioso locale. Torna delusa più dalla sua storia d'amore fallimentare che dalla carriera e fin dalle prime scene si intuisce che anche la sua fuga dal villaggio verso la grande città era stata dettata da motivi diversi dall'ambizione. Lui non si è mai mosso dalla sua casa e lavora in miniera, come tutti gli altri uomini del villaggio. Questo gli ha permesso di conservare intatti i suoi valori, in un equilibrato miscuglio di ingenuità e saggezza, secondo la migliore tradizione della letteratura russa. E così iniziano i preparativi per queste nozze improvvisate e combinate quasi per gioco, tra la diffidenza dei parenti dello sposo nei confronti della bella ragazza emancipata e le difficoltà economiche dell'organizzazione di una festa che rappresenta un vero evento per tutti gli abitanti del villaggio. E poi arriva il momento della cerimonia, unica parentesi di pace di tutto il film: infatti il banchetto di nozze sarà pieno di imprevisti e di sorprese, in un frenetico alternarsi di situazioni tragicomiche che fanno ridere e riflettere, commuovere e incuriosire.
LE NOZZE di Pavel Lounguine parla di sentimenti, parla di uomini e del loro mondo. Parla della Russia di oggi, della Russia del cambiamento e del capitalismo. Ce la raccontano i personaggi del film che la camera a spalla segue meticolosamente, incollandosi alle loro espressioni e ai loro movimenti quasi fino a farci dimenticare di esserne il filtro. E questi uomini rappresentano mille facce di una stessa realtà, ognuna delle quali porta in sé la sintesi di un passato ingombrante e di un presente difficile. Ma tutto questo è reso senza retorica e senza giudizi: non c'è l'intento del confronto tra ciò che è stato e ciò che è, perché l'unico equilibrio che emerge sta nella convivenza dei due mondi. E allora le nozze di Michka e Tania diventano simbolicamente il connubio tra vecchio e nuovo, in una rappresentazione confusa di una realtà caotica che si amalgama con l'aiuto della musica e della vodka e grazie ad uno spirito comune che è l'essenza stessa de "l'anima russa". Il risultato della frenetica narrazione è paradossalmente una chiara immagine della realtà: della realtà di un villaggio povero, dove il cambiamento ha portato libertà, ma anche molti traumi tamponati in parte da una solida tradizione. E così al banchetto siedono il vecchio suonatore di fisarmonica e il mafioso, il poliziotto corrotto e la zia zitella e tutti cantano e ballano e si contraddicono nella loro rappresentazione di sé, come è proprio degli esseri umani.
La scelta di ambientare il film in un paesino sperduto piuttosto che in un grande centro non è casuale: lo stesso regista, infatti, spiega che il suo intento era quello di andare a curiosare nella "Russia invisibile dei villaggi". Per fare ciò l'intero cast ha vissuto per due mesi a Lipski e parte degli attori sono semplici abitanti del villaggio.
Il film ha avuto molta fortuna in Russia e in concorso a Cannes si è aggiudicato il premio speciale della giuria all'insieme degli attori.

Voto: 27/30

Francesca MANFRONI
17 - 08 - 01


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