Apologo
svagato e un po' pretenzioso (ma è sempre un film di Hal Hartley!) del
ritorno ad una condizione di Natura incontaminata dai vizi dell'iperinformatizzazione
e della globalizzazione mediatica, NO SUCH THING è al contempo la rivisitazione
in chiave postmoderna del mito della bella e la bestia, e rifà passo dopo
passo il KING KONG di Marian C. Cooper, riproponendone situazioni e sottintesi
(dalla troupe televisiva che rimanda al documentario di Carl Denham, ai
riti sacrificali e ai villani, mentre l'isola del teschio lascia il posto
ad un'Islanda un po' casuale).
Una donna (Sarah Polley), impiegata di un super-network newyorkese, è
alla ricerca del fidanzato, perso assieme alla sua troupe in Islanda,
dove si era recato alla ricerca. Unica sopravvissuta di un disastro aereo,
viene sottoposta ad una difficilissima operazione, mai tentata prima,
che però riesce a salvarla. Si reca poi nell'isola e lei, bella,
riesce a convincere il mostro (la bestia) a recarsi a New York.
Qui verrà sottoposto alla pressante attenzione della stampa e ad analisi
scientifiche. Contrario a tutto ciò tornerà nell'isola, dove tornerà a
soffrire per la propria condizione di immortalità, e dove chiederà di
essere terminato.
A complicare le cose, però, laddove uno sguardo più trasognato e ironico
rispetto agli ultimi film aiuta a sopportare meglio il ridondante apparato
testuale hartleyano, zeppo di invettive contro le degenerazioni della
tecnica, contribuisce la prima parte del racconto, dove la magnifica Sarah
Polley (Bigelow, Atom Egoyan, Cronenberg) attraversa il mito iniziatico
e resurrettivo del disastro aereo in modo che ci sia consentito di capire
il suo ruolo di predestinata. Ma questo era già abbastanza chiaro fin
da prima, vista la contrapposizione tra scienza buona (l'operazione
complessa che la vede protagonista) e scenza nera (l'annullamento
della materia finale del mostro, ritenuto fino a quel momento immortale).
Voto: 25/30
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