da 61ma mostra del cinema di venezia

nemmeno il destino

di Domenico Gaglianone
Con: Al Pacino, Lynn Collins

Jeremy Irons, Joseph Fiennes

di Luca MINIUSSI

Opera ricca di talento, intelligente nei contenuti, abile nella forma e suggestiva per i luoghi molto eterogenei rappresentati. E’ la storia di tre ragazzi emarginati per scelte un po’ loro e un po’ degli altri. Uno di questi è Toni, fa il bullo sia a scuola che nella vita e viene preso in giro dagli altri due perché ripete continuamente che vuole cambiare vita e partire e, molto presto nel film, lo farà veramente. Poi c’è Ferdi, vive con il padre alcolizzato e malato a causa delle inalazioni velenose sul posto di lavoro e soprattutto insieme al suo inseparabile motorino. Il personaggio principale è Alessandro, vive con la madre e con l’assegno mensile di un padre di cui non ricorda nulla.
La prima inquadratura del film mostra i tre ragazzi sorridenti, che si spingono, scherzano e, uno alla volta, iniziano a scomparire, finché rimane solo Alessandro. Esprime in pochi secondi lo spirito del film, ovvero da una parte la dura legge sociale della sopravvivenza, ancora più visibile nella periferia operaia che ci viene presentata, piena di storie difficili, tragedie familiari, infortuni sul lavoro, e dall’altra un percorso formativo dall’adolescenza all’età adulta, segnata dalla rapida e necessaria assunzione di responsabilità, che non tutti e tre saranno in grado di sostenere. Le scelte scenografiche del regista supportano tali tematiche, mostrando una città postindustriale in decadenza, in via di smantellamento e invasa di cantieri. Esemplare a questo proposito è la storia parallela del bidello della scuola e di sua moglie. Sono distrutti dal dolore per la scomparsa del figlio a causa di un incidente e trovano l’unica consolazione nel dipinto che aveva fatto quando era in vita sulla parete della sua stanza (lo guardano e lo sfiorano in una commovente sequenza degna di Christof che accarezza la gigantografia di Truman in THE TRUMAN SHOW). Purtroppo hanno ricevuto lo sfratto perché la palazzina deve essere completamente ristrutturata e, come dice la donna “non è mica un quadro, non possiamo portarcelo dietro”. Alessandro, amico del ragazzo defunto e quasi un figlio per la coppia, aiuterà loro a preservare in qualche modo il ricordo con un gesto che lo porterà a maturare molto in fretta.
Il regista riesce a intercalare tali tragedie con alcune sequenze di una serenità impressionante, grazie alla complicità dei tre giovani attori/non-attori, alla splendida scenografia scelta nelle colline piemontesi e all’ottimo montaggio, che alterna dissolvenze e stacchi violenti, seguendo l’evoluzione narrativa del racconto e riproponendo con intelligenza alcune soluzioni di cambio di ritmo viste in un altro grande film italiano come TUTTI GIU’ PER TERRA di Ferrario.
Un film povero di mezzi che arricchisce, diverte e commuove chi lo guarda, con l’unico difetto, ammesso che lo sia, di voler inseguire troppi temi.
 

Voto: 27/30

03:09:2004

 

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