
Opera ricca di
talento, intelligente nei contenuti, abile nella forma e suggestiva per i
luoghi molto eterogenei rappresentati. E’ la storia di tre ragazzi
emarginati per scelte un po’ loro e un po’ degli altri. Uno di questi è
Toni, fa il bullo sia a scuola che nella vita e viene preso in giro dagli
altri due perché ripete continuamente che vuole cambiare vita e partire e,
molto presto nel film, lo farà veramente. Poi c’è Ferdi, vive con il padre
alcolizzato e malato a causa delle inalazioni velenose sul posto di lavoro e
soprattutto insieme al suo inseparabile motorino. Il personaggio principale
è Alessandro, vive con la madre e con l’assegno mensile di un padre di cui
non ricorda nulla.
La prima inquadratura del film mostra i tre ragazzi sorridenti, che si
spingono, scherzano e, uno alla volta, iniziano a scomparire, finché rimane
solo Alessandro. Esprime in pochi secondi lo spirito del film, ovvero da una
parte la dura legge sociale della sopravvivenza, ancora più visibile nella
periferia operaia che ci viene presentata, piena di storie difficili,
tragedie familiari, infortuni sul lavoro, e dall’altra un percorso formativo
dall’adolescenza all’età adulta, segnata dalla rapida e necessaria
assunzione di responsabilità, che non tutti e tre saranno in grado di
sostenere. Le scelte scenografiche del regista supportano tali tematiche,
mostrando una città postindustriale in decadenza, in via di smantellamento e
invasa di cantieri. Esemplare a questo proposito è la storia parallela del
bidello della scuola e di sua moglie. Sono distrutti dal dolore per la
scomparsa del figlio a causa di un incidente e trovano l’unica consolazione
nel dipinto che aveva fatto quando era in vita sulla parete della sua stanza
(lo guardano e lo sfiorano in una commovente sequenza degna di Christof che
accarezza la gigantografia di Truman in THE TRUMAN SHOW). Purtroppo hanno
ricevuto lo sfratto perché la palazzina deve essere completamente
ristrutturata e, come dice la donna “non è mica un quadro, non possiamo
portarcelo dietro”. Alessandro, amico del ragazzo defunto e quasi un figlio
per la coppia, aiuterà loro a preservare in qualche modo il ricordo con un
gesto che lo porterà a maturare molto in fretta.
Il regista riesce a intercalare tali tragedie con alcune sequenze di una
serenità impressionante, grazie alla complicità dei tre giovani
attori/non-attori, alla splendida scenografia scelta nelle colline
piemontesi e all’ottimo montaggio, che alterna dissolvenze e stacchi
violenti, seguendo l’evoluzione narrativa del racconto e riproponendo con
intelligenza alcune soluzioni di cambio di ritmo viste in un altro grande
film italiano come TUTTI GIU’ PER TERRA di Ferrario.
Un film povero di mezzi che arricchisce, diverte e commuove chi lo guarda,
con l’unico difetto, ammesso che lo sia, di voler inseguire troppi temi.
Voto:
27/30
03:09:2004
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