VENEZIA.66

 

napoli napoli napoli

di Abel Ferrara

Italia/Stati Uniti 2009, 102'

 

Fuori Concorso

 

29/30

THE  GOGOL TAPES

Dead Souls, Redacted.

 

Giocato sull’incastro tra documentario, cronaca e sguardo fictionale, il regista del Bronx tenta di proporre la Napoli “oltre Gomorra”, oltre cioè la raggelante fantascienza di Saviano e Garrone, rimescolando le carte attraverso l’uso incrociato di mezzi espressivi e schemi “narrativi” tra loro antitetici.

 

Il regista di BAD LIEUTENANT, quindi bi-presente a questa edizione della Mostra, è notoriamente ossessionato dalla Trinità, al punto da permettersi di chiudere il (presunto) trittico italiano - sulla Donna,la sua spiritualità, la sua “religiosità” - con un titolo che suona come un’invocazione (tripartita e ossessiva) a calarsi nella città simbolo di tutti i redde rationem italici (insieme a Palermo e Roma, of course): NAPOLI, NAPOLI, NAPOLI!

Napoli Città Chiusa? O epitome di una libertà che è di pochi, ma anche dei molti artisti che ne fanno un palcoscenico all’aperto?

Dove siamo? Siamo all’inferno, dopo MARY e GO-GO TALES? Esiste un progetto dantesco sotteso al periodo italiano del nostro Abele? Da Juliette Binoche alle carcerate della Casa Circondariale di Pozzuoli, passando per le strippers del film di mezzo, continua l’investigazione sistematica di una religiosità da costruire fuori dai canoni dell’Istituzione?

O è proprio l’istituzione carceraria a porsi come Vera Ecclesia, fisica e gerarchica, capace di offrire una salvazione qui, ora, per le donne di volontà, cattiva o buona che sia?

Il rimbalzo dalla Casa Circondariale - con le domande poste dall’ex-detenuto Gaetano Di Vaio - alle strade della città, sino al racconto di Lanzetta (“sapevo che dovevo arrivare ai giudici, ai politici”, afferma il regista), sembra voler arrivare a questo e, al contempo, conferma l’inesausto desiderio di fuga di Ferrara ogni volta che crede di essersi avvicinato realmente ad una “sistematizzazione” della figura femminile all’interno del suo complesso universo “etico”.

Fuga, cioè, da ogni risoluzione e salvazione.

 

Gira e rigira, il regista non appare così aderente a “adorante” verso ciò di cui disquisisce: alla fine è solo la Maria Maddalena a costituirsi come sintesi, e forse pretesto, di tale incessante, spossante ricerca.

 

Oppure Ferrara è semplicemente ossessionato dalla macchina-cinema come camera confessionale aperta allo sguardo voyeuristico del pubblico, intento a verificare gli esiti drammatici di un dilemma vissuto come peccato originale: l’ebreo marrano nato italiano in terra straniera.

Una doppia dissociazione che da sola spiega l’intera filmografia del Re di New York, lato Bronx.

 

Al di là di ogni semplificazione, il cinema di A.F. è una continua stratificazione di sensi e ri-assetto di sguardi o definizione di punti di vista. Anche se, dopo MARY, si pensava di essere arrivati al termine almeno di QUELLA investigazione…

 

Ciò che qui affascina e coinvolge maggiormente è l’ovvia natura gemellare del parto co-garroniano e il gioco di opposti (se e quando ce ne sono) che da esso viene generato.

Più che Dante, è il Gogol delle “Anime Morte” che sembra emergere nella potenza descrittiva di un coacervo inestricabile di poteri costituiti (quindi quelli rappresentati nella seconda e terza tranche del film).

Il danno, il peccato è tutto sulla Terra, da attraversare e, però, espiare quando ci si trascina ancora da vivi.

 

Abbiamo la certezza che GOMORRA abbia toccato nel profondo l’autore di THE ADDICTION, senz’altro più dei vari CODICE DA VINCI e LA PASSIONE DI CRISTO citati per MARY.

 

Ed è qui che i conti (non) tornano: è sempre di cinema, di suggestione letteraria che si tratta e di uso della m.d.p. come una maschera o grata del confessionale che allontana all’infinito Ferrara da ciò che guarda: il diaframma interposto è potente, ambiguo, a volte pretestuoso.

Questo non impedisce di riuscire a produrre un’opera di bellezza infetta, malata, come la quasi totalità delle precedenti, addirittura potente e innovativa, nei limiti concessi da una diffusa rinascita della docu-fiction.

 

Potremmo scomodare persino REDACTED, oltre GOMORRA.

 

L’importante è registrare che il flusso ferrariano (Sangue, Sperma & Lacrime) continua a scorrere, lasciandoci sorpresi per l’inesausta ricerca di domande e la totale repulsione nei confronti di risposte univoche.

 

Ferrara non si è fermato né a Eboli né a Mary, svaria ancora dal Keitel cristologico di BAD LIEUTENANT alla Maddalena della Binoche, da Dante a Gogol e dall’ebreo al cattolico che lo agitano dai profondi recessi dell’anima.

 

07:09:2009

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66.ma mostra
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Venezia, 02/12 settembre 2009