NAMELESS
di Jaume Balagueró
con Emma Vilarasau e Karra Elejalde



Una notte cupa e piovosa di una spettrale Barcellona, in uno stabilimento chimico dimesso viene ritrovato, immerso nell'acido, il corpo martoriato di una bambina di cinque anni. Da un piccolo bracciale ritrovato accanto al corpo e da un particolare anatomico si risale all'identità della piccola e subito vengono informati i genitori. Le indagini iniziali ipotizzano che si tratti di un omicidio rituale che coinvolge qualche misteriosa setta parasatanica ma tutto si arena. Cinque anni più tardi, Emma, la madre della bambina morta ora separatasi dal marito, non riesce ancora a farsene una ragione e passa lunghe ore a rivedere vecchi filmini in cui lei, la figlia e il marito giocano sereni sulla spiaggia. Sennonché, durante una mattina come tante altre, Emma riceve una misteriosa telefonata, dall'altro capo del telefono la voce di una ragazzina le dice di essere sua figlia, di essere ancora viva e di essere in serio pericolo se le non andrà ad aiutarla. Ripresasi dallo shock e scartata l'ipotesi dello scherzo di cattivo gusto, la madre si mette subito alla ricerca della figlia, facendosi aiutare in questo dall'ex poliziotto che all'epoca investigò sul caso e da un giovane giornalista esperto di paranormale. Le indagini porteranno i tre sulle tracce di una misteriosa (e pericolosissima, come avranno modo di sperimentare di persona) setta segreta  impegnata nella ricerca  della sintesi del male assoluto al fine di poter raggiungere un superiore stadio di coscienza. Esistono limiti alla malvagità umana? Dove può condurre la ricerca di un male assoluto, oltre Auschwitz, oltre la morte stessa? Dopo gli exploit cinematografici di Amenábar, la new wave  spagnola ormai lanciatissima sui binari del  filone thriller/horror contemporaneo, tutto commistione di generi e ricerca di atmosfere dark, sfodera un altro interessante esemplare. La confezione è quella del b-movie o giù di li, la storia è un po' troppo dipendente dai modelli americani a cui si ispira, tuttavia la pellicola di  Balagueró riesce a centrare il bersaglio (ovvero mettere paura) in più di qualche occasione. Il giovane regista spagnolo deve essersi visto parecchie volte SEVEN e IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI e, da bravo scolaro, deve aver preso diligentemente appunti. E' sicuramente da tenere d'occhio anche se la sua è una regia ancora acerba, che "si deve fare", che merita di essere messa alla prova anche con budget più consistenti. Mancanza di fluidità e buchi narrativi a parte, qui si respira una continua e genuina inquietudine sottopelle che culmina, era ora, in un finale all'altezza delle premesse e delle "promesse" seminate lungo il film nell'ora e mezza precedenti. Un finale - aperto e per questo ancora più inquietante - in cui la tensione "metafisica" del racconto riesce a scaricarsi sulle immagini con risultati addirittura catartici, come da tempo il genere non riusciva a produrre.

Voto: 25/30

Loris SERAFINO
21 - 07 - 02


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