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La
civiltà post-moderna, post-tutto, ha lasciato nient'altro che il pianeta
distrutto e le persone incapaci di affrontare il dolore delle proprie
delusioni, fantasie e disgrazie. Lo spunto di riflessione nasce dall'azzeramento
delle umane necessità di indagare il proprio passato. La catarsi che Moon
Seung-Wook auspica evidentemente per se stesso e la società in cui vive,
sembra debba passare obbligatoriamente dall'inquinamento dello spirito
e della ragione. Nel degrado figlio del progresso tecnologico postulato
dal regista coreano, la panacea lenitiva delle sofferenze non è più qualcosa
di positivo, al contrario, si manifesta sotto forma di virus - che ha
gli stessi effetti del fiore di loto! - e piogge acide. Il tutto si acquista
in un pacchetto andata e ritorno dalla Germania verso la terra asiatica
di nessuno, offerta dall'agenzia Butterfly, su cui Anna ipoteca la speranza
di un futuro migliore. Non sarà facile per la nostra protagonista volgere
le spalle alla memoria che solerte raggiunge il presente, con la complicità
incidentale dei due co-protagonisti, rispettivamente la guida e il tassista
del tour operator. Soundtrack al sintetizzatore, rigurgito di elementi
naturali, dall'acqua purificatrice e benefattrice a quella cancerogena,
en plein di forme e colori, corpi e paesaggi misti desolati, rintracciati
fino al minimo dettaglio, fanno da sfondo a queste tre anime che si legano
immancabilmente per il tempo del loro incontro. L'unico tono caldo e rassicurante
ci giunge alla fine del film, nel momento in cui il tassista, mentre incontra
una nuova turista dalle caratteristiche simili ad Anna e pare dover vivere
una storia che si ripete ciclicamente, mostra una foto. Non più la sua
da bambino, bensì quella di lui cresciuto con in braccio il pargoletto
di Yuki, partorito nelle acque gelide dell'oceano. L'opzione di una regia
sincopata, metafora di un mondo automatizzato, il costante richiamo al
piano americano per non focalizzare qualcosa di già molto palese come
il mondo interiore dei protagonisti, decidono il destino di un film se
non altro dal punto di vista tecnico. Simile a questo tante altre produzioni
made in Japan, dove la frustrazione è grande e lo sguardo sul mondo disossa
l'intreccio, per concentrarsi su pochi ma essenziali personaggi. Tuttavia
possiamo considerare questo un già visto. |
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Sandra SALVATO |
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